martedì 17 aprile 2012

Kronos e Kairos

Spunto interessante da cui partire per una meditazione sulla mediocrità passiva del vivere, contrapposto ad una curiosità attiva del cercare, aver fede, rendere grazie, vivendo consapevoli.

Desidero affrontare un tema a me particolarmente caro. Si tratta di un approfondimento che feci in una mia tesina di filosofia. La differenza che intercorre tra il Kairos (il tempo opportuno legato all’esperienza del sacro) e il Kronos (il tempo cronologico legato all’esperienza profana). Tutti noi facciamo l’esperienza di preferire il Kronos, il tempo cronologico che ci rassicura e che è fondato sulle esperienze passate e che tendiamo a ripetere. In psicologia c’è una legge che si chiama “coazione a ripetere” cioè il desiderio di replicare le nostre esperienze passate soprattutto quando non le elaboriamo. Si ripresentano nel presente e siamo costretti a ripeterle. Per esempio se sperimentiamo una paura, questa si ripresenta ogni volta che ci appare l’oggetto che ci richiama quell’episodio. E così anche, qualsiasi tipo di vissuto se non si esamina al livello della nostra coscienza, tendiamo inconsapevolmente a ripeterlo.

Nell’iconografia il Kronos viene rappresentato da un serpente che si morde la coda a significare la ciclicità inesorabile del tempo e la velenosità di riperterlo (addirittura la paralisi quando ci voltiamo indietro: vedi la moglie di Lot trasformata in una statua di sale).
Se non fosse intervenuto Gesù Cristo nella storia questa ciclicità sarebbe stata infinita come una ruota il cui movimento non si sarebbe mai interrotto. Anche nell’esperienza buddista il concetto di reincarnazione tende a ripetersi indefinitamente, quasi a significare la necessarietà dell’uomo di purificarsi e migliorarsi con altre vite. C’è nel buddismo, una sorta di auto salvezza dell’uomo costretto a reincarnarsi per migliorarsi.
Nel Cristianesimo invece, la grande novità è che c’è un Dio che si incarna, che scende nella nostra esperienza umana, anche la più dolorosa, e la trasforma in virtù della sua grazia. E’ questo il Kairos, il tempo opportuno, il tempo di grazia che sta preferibilmente nel presente cioè nel Hic et Nunc, nel Qui e Adesso. Solo nel presente ci sono le situazioni che chiamano dove cioè Dio si manifesta. E si manifesta, come dice Pascal, attraverso gli avvenimenti o gli incontri. Purtroppo, spesso e volentieri siamo sordi a queste chiamate e tendiamo a mettere i si e i no al posto sbagliato. 
Diciamo si al dio Kronos (in definitiva al nostro passato) e diciamo no al Kairos cioè al tempo di Grazia che ci proietterebbe verso l’assolutamente Altro di Dio. 
Come gli Ebrei che rimpiangevano “le cipolle d’Egitto” cioè le cose sicure che avevano nel periodo della schiavitù, non riusciamo ad aspettare e ad intravedere la terra promessa perché ci stanchiamo subito alla prima prova e alla prima salita. Non sappiamo guardare in avanti, non sappiamo sperare in noi stessi e nelle persone che ci circondano …. purtroppo sono più buone “le cipolle dell’Egitto!!!”

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