sabato 14 aprile 2012

Al mio Angelo custode

Ieri mi trovavo in uno di quei giardini nascosti tra alte mura.
Giardini privati, tesori nascosti.
Con tanto di fontana, panchine, pino maestoso.
In mezzo a palazzi antichi, alti, superbi.
Ad un tratto, guardandomi intorno, mi accorgo della presenza di un cedro del Libano.
Talmente immenso da diventare parte integrante dell'ambiente.
Invisibile, eppure lì, grande, vivo, stabile.
Mi ha riempito di stupore:
- il non averlo notato prima
- la magnificenza
- la vitalità, visibile dalle gemme
Ed ho pensato: ma come fa ad essere così vivo in mezzo a questa frenesia, rumore, assenza di spazio?
Certo, mi sono detta: vive in un'altra dimensione dell'esistenza.
Non sente nulla, se non il sole, il vento, la pioggia, la stabilità delle radici, la profondità del terreno.
Di noi se ne frega, non sa neanche che esistiamo.
Non pensa tra sè, non pensa a noi, non ha percezione del suo vivere, non pensa all'altrove.
Vive e basta.
E noi, che - invece - possiamo pensare a noi, alle nostre relazioni, abbiamo percezione del nostro esistere, potremmo pensare all'altrove.... cosa facciamo realmente?
Pensiamo a diventare magnifici?
Utilizziamo tutto ciò che ci viene donato per trasformarlo con valore aggiunto o consumiamo la nostra esistenza?
Pensiamo, veramente, ad estrarre segni dalla nostra quotidianità, quindi ad astrarre?
Se una pianta vive senza sapere la mia esistenza, ad un passo da me, io che arrivo a pensare a ciò, dovrei perlomeno sospettare che è possibile che io viva in una dimensione che non mi permette di vedere effettivamente la realtà per quella che è, quindi ............ 
ciao Angelo mio, so che ci sei, anche se non ti vedo. 
Porta pazienza, ok? Mi arrabatto come posso nel Mistero esuberante dell'invisibile. 
ciao


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