“Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio" (Mc 10,14)
"Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non
siano svelate le sue opere.
Ma chi opera la verità viene alla luce,
perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio" (Gv 3,20-21)
Riflettevo e mi chiedevo: a cosa reagisco? o, meglio: cosa determina la mia azione?
Tendenzialmente, mi sono detta, la mia esperienza.
Fattori simili, al di là delle condizioni al contorno magari diversissime, creano risposte simili.
Come, allora, scardinare, far saltare, ricreare me stessa?
Devo lavorare sui fattori, su quegli input che mi appaiono simili e mi riportano, inconsciamente, al vissuto, invece di farmi vivere liberamente ciò che accadrà.
Ma se parto da me, come punto di osservazione, è un'impresa titanica, essendo io sia paziente che dottore. Mi pare che la strada sia errata.
Ed allora ecco quanto mi è venuto da pensare: ciò che veramente può aiutarmi è la curiosità.
Mi spiego: la curiosità non mi spinge ad osservare me, ma ad osservare altro, ad osservare il mondo per quello che è, senza giudizio.
Osservando con curiosità vedo la realtà per quella che è, non per come mi appare.
Riuscendo a vedere il mondo per come è, gli altri per come sono, posso iniziare a togliermi le bende della reattività, dell'apparenza e a vivere veramente per quella che sono e posso essere, non per quella che sono stata.
Il mio passato mi ha portato fino qui.
Dico grazie, ma ora scarico lo zaino e proseguo da sola.
Anche perché la curiosità è gioiosa, quindi appetibile.
Facile? Non penso
Giusto? Vedremo
Interessante prospettiva? Sicuro
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