lunedì 21 gennaio 2013

Il peccato del mondo


da http://www.figlididio.it/meditazioni/sensopeccato.html

Il Senso del Peccato, Don Divo Barsotti - estratto
(merita di essere letto tutto - link qui sopra)
 
 
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Ho letto (credevo mio dovere leggerlo) Sartre. Che terribile cosa! Non tanto per quello che scrive e per il modo con cui scrive - questa impassibilità onde non esiste più né male né bene - no, che cosa terribile sentire che io sono veramente solidale con quegli uomini che lui descrive. Non c'è nulla che io senta del tutto estraneo a me. La peggiore perversione umana mi è possibile.
E in che misura, se mi è veramente possibile, non è anche reale?
Io mi sento un lebbroso peggio di qualsiasi lebbroso.
Io non so se vi è un peccato solo in questo mondo di cui io non sia colpevole; non so se vi è un peccato di cui non sia responsabile davanti al Signore. Io sento che la mia salvezza esige da parte di Dio la misericordia che Egli deve avere per tutto l'universo, perché in me vi sono tutti i possibili peccati che sono stati commessi e che si commetteranno.
E non vi è in me nessuna possibilità di sottrarmi a ogni caduta.
Non posso dire che se anche io realmente non sono caduto (e non so nemmeno questo) o non cadrò non vi sia in me una reale possibilità di cadere.
Forse me ne è mancata l'occasione; forse la mia vita si è svolta in tal modo che senza nessun mio merito io sono andato per una strada mentre altri sono andati per un'altra: l'educazione che ho ricevuto, l'ambiente nel quale sono vissuto, le situazioni concrete nelle quali mi sono trovato, tutto questo ha fatto sì che io non sia caduto; ma fino a che punto posso giustificarmi di fronte a Dio volendo apparire meno colpevole di altri che, essendosi trovati in altre situazioni, avendo ricevuto un'altra educazione, hanno vissuto quello che io avrei vissuto?
E ho sentito che davvero ogni uomo è tutta l'umanità.
Io non posso salvarmi se nella mia salvezza tutta l'umanità non è salva, perché veramente non sono solidale con gli altri soltanto per un atto di mia volontà, ma sono solidale per la mia natura di uomo e come uomo non sono in nulla disuguale dagli altri.
E ho pensato: Gesù medesimo se ha redento tutta l'umanità è perché ha salvato Se stesso, come dice la Lettera agli Ebrei: Egli rivolse la sua preghiera con grande clamore e lacrime a Dio che poteva salvarlo dalla morte. Forse Egli mi ha salvato perché ha salvato Se stesso. Egli è veramente l'Uomo.
Io non potrò mai essere redento se non in Lui; in me veramente il peccato non potrà mai essere pienamente vinto, mai pienamente trasceso; porterò fino alla morte un'umanità che è complice più o meno di tutti i peccati del mondo, porterò fino alla morte un'umanità che è contaminata da tutti gli orrori. Forse posso essere salvato solo nel Cristo.
Egli è l'unico Uomo in cui l'umanità è stata salvata, e salva anche me.
Ma sento allora che non posso essere salvato in Lui se non nella misura che io sono realmente compreso, cosciente, che la mia salvezza è impossibile, che un Altro deve operarla, che in un Altro io sono salvo.
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Grandioso, apre una finestra sul vero...

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