Una delle caratteristiche del nostro tempo è lo smarrimento del senso del peccato. Esso, per sua natura, è direttamente proporzionale alla perdita del senso di Dio.
Diventa assolutamente necessario riscoprire il Volto di Dio e della sua Bellezza, “farlo” ritornare dal suo “esilio”, là dove è stato confinato dall’uomo e dalla società nella quale viviamo.
Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati,
da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo:
da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo:
per grazia infatti siete stati salvati. (Ef 2,4-5)
Ho la convinzione che sono moribonda? Ho la certezza che da morta che ero, sono stata "miracolata" per Sua sola grazia e che, ora, devo "attendere alla mia salvezza con timore e tremore" (Fil 2,12)?
Essere moribondi vuol dire sapere di essere malati, affidarsi alle mani del medico, sapere che la malattia c'è. Es: il lebbroso e Gesù. Il lebbroso sa di essere lebbroso, sa che se gli cade un piede è perchè è lebbroso, ne sente angoscia e dolore, ma conosce la realtà del suo essere malato e conosce il decorso della malattia. L'unica cosa che può fare, veramente sua, in suo potere, è implorare la guarigione dall'Unico che, solo, può guarire.
Perchè morta? Perchè sono nata nella colpa dei progenitori, la concupiscenza del mondo mi attrae di brutto (non è bello quel che è bello, ma è bello ciò che piace) e la mia volontà è ripiegata sulla mia superbia e sul mio orgoglio.
Perchè moribonda? Perchè Gesù (ma che eroe sei? cosa ti abbiamo fatto? cosa ti sei lasciato fare? .... tu che potevi annichilire tutto in un istante .... ) mi ha liberato dalla colpa dei progenitori, per amore, solo per amore, e - solo per amore - attende che io risponda sì, ok, vedo, sento che c'è ancora qualcosa che non va.
Vedo te, ascolto te, penso a te, immagine dell'uomo compiuto e la distanza è abissale.
Stai con me, curami, aiutami, istruiscimi, parlami. Perdonami.
Ma, più di tutto, grazie. Grazie. Grazie.
Perchè scommetti su di me, sul tuo progetto, perchè mi hai creata migliore di quello che sono.
Lo so perchè lo dici tu.
E posso diventare ciò che sono solo se lascio fare a te.
Perchè senza di te io non posso nulla.
Che sei Colui che è. Io: sono nulla senza di te.
E questa certezza devo dire che mi crea "libidine" quando ci penso.
Vieni e regna nel mio cuore, Signore Gesù, mio eroe. Cosa aspetti?
Quanto più l’uomo si incontra “a tu per tu” con il Signore, tanto più scopre e conosce i suoi peccati, sentendosi indegno di stare al cospetto di Dio. Succede come quando vediamo, in penombra, la disposizione degli oggetti in una stanza: il disordine ivi regnante o la polvere depositata un po’ dovunque non si notano. Ma non appena accendiamo la luce o apriamo la finestra, immediatamente ci accorgiamo della confusione che vi regna e della polvere che si è accumulata. Dio è luce. Egli solo sa mettere a nudo le nostre mancanze, ma lo fa con amore e misericordia, ossia facendoci avvertire il bisogno di togliere da noi la “polvere” che forse da tempo abbiamo accumulato nella nostra vita e di rimettere ordine ed armonia dentro la stanza del nostro cuore.
Infatti, un altro abbaglio del nostro tempo, è quello di interpretare il peccato in termini puramente psicologici, legandolo al senso di colpa che la persona prova dopo aver compiuto una trasgressione. Una tale concezione è fuorviante, perché porta a pensare che sia peccato solo ciò che fa sentire in colpa, mentre tutto il resto, anche se oggettivamente non rispetta la legge di Dio, non viene ritenuto peccato grave.
Senso della colpa e senso del peccato sono due cose molto diverse tra di loro. Proviamo a coglierne alcune differenze:
- Il senso della colpa è psicologico. Vale a dire che nasce da una valutazione della propria psiche e del permanere in essa di una colpa bruciante, di cui continuamente si sente il bruciore. Una colpa che non si sarebbe voluta mai commettere.
- Il senso del peccato è teologico, vale a dire che è in rapporto alla conoscenza dell’amore di Dio e della sua infinita misericordia.
- Il senso della colpa è monologico, ossia consiste nell’io che guarda dentro se stesso e non va oltre. Un “io” centrato e ripiegato su di sé e che quindi non è capace di auto trascendenza.
- Il senso del peccato è dialogico, perché riguarda il rapporto tra l’uomo e Dio. Esso si coglie nel sentirsi guardati e amati dal Signore.
- Il senso della colpa è frustrante, perché produce amarezza, insoddisfazione, rabbia verso se stessi, rassegnazione paralizzante al male compiuto.
- Il senso del peccato è liberante, perché fà vedere il male come qualcosa da cui la potenza di Dio può trarre il bene; di conseguenza convince il peccatore a “consegnare” il male da lui compiuto alla misericordia del Signore, che sà scrivere dritto anche sulle righe storte della nostra esistenza.
- Il senso della colpa è legato al timore.
- Quello del peccato all’amore.
- La colpa, nasce dalla consapevolezza della trasgressione di una regola. Il peccato, dalla coscienza di avere offeso l’amore di Dio e di aver deluso le sue attese di Padre, la fiducia cioè, da Lui riposta nei nostri confronti.
- Il senso del peccato è allora maturante, perché ci fà crescere nel desiderio di amare il Signore e, prima ancora, di lasciarci amare da Lui.
- Il senso della colpa rischia di farci restare sempre fermi allo stesso punto, perché può portare a fissarci su alcune trasgressioni, impedendoci di verificare tutto l’ampio panorama del nostro rapporto con Dio, con i fratelli e con noi stessi. Il rischio è quello di confessare solo ciò che ci fà “sentire” in colpa, e non quello che realmente ferisce in noi l’amore di Dio.
Solo l’autentico senso del peccato genera in noi il dolore perfetto, la contrizione, che si lega all’amore e non alla paura del castigo di Dio. Lo diciamo già nell’atto di dolore: “Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso Te infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa”.
Nella sua prima lettera Giovanni scrive: Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate. Ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto. E’ Lui la vittima di espiazione per i nostri peccati. Non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (1 Gv 2,1-2).
Il perdono del peccato viene dalla grazia misericordiosa di Dio. Il senso di colpa rimane invece, come incastonato nel cuore dell’uomo e vi rimane quasi a tormentarlo fino alla disperazione ed al rifiuto di sé.
Occorre quindi compiere un cammino che ci conduca dal senso di colpa al senso del peccato. Un cammino che si può percorrere solo attraverso l’umiltà e la conoscenza dell’amore infinito di Dio, nelle cui mani è salvezza e liberazione.
Signore ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
Alla voce della mia supplica.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti potrà resistere?
Ma con te è il perdono
Così avremo il tuo timore!
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la tua parola.
(Dal Salmo 139).
Per uscire dal sentimento soffocante e frustrante del senso di colpa, occorre allora saper “gridare” al Signore. Gridare perché ascolti la nostra voce, che grida il bisogno di pace e di riposo dell’anima e del cuore.
Allora sarà veramente bello essere accolti dal Cuore del Padre, ricco di grazia e di misericordia, e lì trovare ristoro.
“Venite a me voi che siete stanchi ed oppressi ed Io vi darò ristoro” (Matteo 11,28).
Accogliamo questo dolce invito del Signore: oppressi dai sensi di colpa, troveremo in Lui il nostro ristoro.
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