venerdì 25 gennaio 2013

La verità: questione soggettiva od oggettiva?

"Sono dunque un pazzo?" si chiedeva Michel
"O sono invece più umano del resto degli uomini?
Che cosa devo fare?
Che cosa mi comanda la mia coscienza?
Qui sta proprio il terribile: non avere nulla, nè precetto, nè luce, nè guida.
Niente al di fuori si sè stessi, niente al di sopra di sè stessi!
Perchè non ho una legge, un principio esterno a me stesso, cui mi abbiano insegnato a rivolgermi per domandare la strada?
Non sono nemmeno più capace di discernere il bene dal male!
Ecco la cosa spaventosa...."


da "Corpi e Anime" di Maxence Var der Meersch
è un romanzo, medico, che inquieta e sollecita
mi sento proprio di consigliarlo!!

giovedì 24 gennaio 2013

Il mio Eroe

Quel Dio che ha creato l'uomo e la donna, ha formato anche l'eroe e il poeta e l'oratore.
Questo (il poeta) non può fare ciò che fa quello (l'eroe); egli può soltanto ammirare, amare, rallegrarsi con quello.
Tuttavia anch'egli è felice, non meno di quello.
Infatti l'eroe è la sua migliore essenza, ciò di cui è innamorato, felice di non esserlo lui stesso.
Così che il suo amore può manifestarsi con l'ammirazione.
Egli è il genio dei ricordo, che non può fare nulla senza ricordare ciò che è stato fatto, senza ammirare ciò che è stato fatto.
Nulla prende del suo, ma è geloso di ciò che gli è stato affidato.
Egli segue la scelta del suo cuore, ma quando ha trovato ciò che cerca, allora va di porta in porta con i suoi canti e i suoi discorsi, proclamando che tutti devono ammirare l'eroe come fa lui, essere fieri dell'eroe come lo è lui.
Questo è il suo mestiere, l'umile sua azione; questo è il suo fedele servizio nella casa dell'eroe.     

(estratto: Soren Kirkegaard, "Timore e tremore")

   

Quello che sento

......

Ma tu chi sei?
Ci credi che non lo so dire?
Un angelo disteso al sole
che è caduto qua,
nuda verità
e fa l' amore anche l'anima!
Ma tu chi sei?
Il cielo ti ha lasciato andare!
un angelo disteso al sole
la natura che
si manifesta in te
e in tutto quello che tu sfiori


.....

(Eros Ramazzotti - Un angelo disteso al sole)

mercoledì 23 gennaio 2013

Delbrel - Solitudine (estratto)

In ognuno, c’è qualcosa che non sarà mai compreso da nessuno. 
Questo qualcosa è la causa stessa della nostra solitudine, della solitudine che ci è connaturale. 
E’ questa solitudine rudimentale che dobbiamo accettare in primo luogo.
I modi per non accettarla sono diversi. 
Per alcuni sarà il ripiegamento su se stessi, il silenzio (ma non quello buono), l’atteggiamento classico dell’”incompreso”. 
Per altri sarà, al contrario, l’accanimento a spiegare a se stessi o, più spesso, a far comprendere l’ultima delle ultime sfumature del proprio modo di pensare. 
Nell’uno e nell’altro caso, ciascuno si cristallizzerà, sia nel silenzio, sia nella parola, il che gli darà l’impressione di una discordanza; 
in realtà, è una nota di noi stessi che nessun orecchio umano potrà mai intendere.

martedì 22 gennaio 2013

Essere presenti a sè stessi

da http://www.figlididio.it/meditazioni/sensopeccato.html 

Il Senso del Peccato, Don Divo Barsotti - estratto
(merita di essere letto tutto - link qui sopra)

Che cosa vuol dire essere uomini?
Vuol dire che sempre più lo spirito umano investe dall'intimo tutta la natura umana, anche corporea, in tal modo che non sfugga più alla coscienza e alla responsabilità dell'uomo nessuna sua attività, ma ogni suo atto sia penetrato di spirito, cioè in ogni suo atto l'uomo sia cosciente e pienamente responsabile: cosa che non avviene quasi mai.
Su milioni di atti che compiamo ogni giorno solo poche migliaia sono atti umani e di questi pochissimi sono atti squisitamente religiosi.
Quando sarà che tutti questi milioni di atti dell'uomo saranno atti umani?
E qui bisogna che spieghi che cosa intendo per atto dell'uomo e che cosa per atto umano.
Atto dell'uomo è qualunque atto che compia un uomo, anche se lo compie dormendo, anche se lo compie inconsapevolmente; sono quegli atti che si possono compiere per puro automatismo, per pura abitudine, senza che l'anima veramente rifletta sull'atto, veramente lo voglia, veramente sia libera e si determini a compierlo.

Quanti atti compio mentre parlo, con le mani, col viso, con la bocca con gli occhi!
Ma di quanti sono consapevole?
Di quanti sono perfettamente libero e cosciente?
Gli atti dunque di cui non ho piena coscienza e piena responsabilità sono atti dell'uomo perché sono atti compiuti da un uomo, ma non sono atti umani perché non sono investiti, trasfigurati dall'intimo da questa responsabilità piena che è propria dell'uomo come spirito.
L'uomo è veramente uomo quando tutte le sue attività promanano da lui non come animale, dalle sue potenze soltanto animali, ma anche in quanto è lo spirito suo che le dirige, che le vuole e dà loro un contenuto.
Per questo tanto più l'uomo è uomo quanto più è responsabile di tutti gli atti che compie.
Per la massima parte gli uomini sono portati via, così, dai loro istinti; non si impegnano mai, non riflettono, non c'è mai in loro un esercizio di volontà vera.

Quanti sono gli uomini che si lasciano vivere in questo modo! E non fanno del male: la vita animale non è una vita peccaminosa, è vita animale.
Il peccato implica la vita umana perché per fare un peccato ci vuole la piena coscienza di quello che si fa.
Ci può essere la responsabilità in radice, ma fino ad un certo punto, perché se uno rimane sempre un bambino sul piano morale, non acquista nemmeno il senso di una sua responsabilità di essere promosso ad essere uomo.
In fondo è così per la massima parte degli uomini; non è che non compiano mai un atto umano: prima o poi lo compiono, ed è quello che li salva o li perde; ma in massima parte gli uomini rimangono bambini.

E vanno in Paradiso, magari attraverso il Purgatorio, ma ci vanno.
Ma quanto più l'uomo diviene uomo, tanto più diviene consapevole dei suoi atti, e tanto più cresce il rischio della sua salvezza, ma cresce anche la possibilità di una sua santificazione.
La santità è il puro consumare di tutto l'uomo in una vita spirituale pura. Ecco la preghiera pura. È l'uomo che consuma tutto senza più nessuna opacità, senza più nessuna passività nei confronti del temperamento, dell'ereditarietà, degli automatismi animali dell'essere.
Di tutto quello che fa è pienamente cosciente, egli ha piena padronanza di sé.
È la piena libertà che l'uomo ha conquistato.
E proprio per questo la perfezione umana si unisce alla perfezione della santità e si può unire alla perversione totale.
 
Quando si dice essere permeabili allo Spirito Santo
Manda, Signore, operai nella tua messe....
abbiamo così bisogno di luci che brillino come astri, riflettendo la tua Luce.
Per me è una meraviglia, una delizia per il pensiero.

lunedì 21 gennaio 2013

Il peccato del mondo


da http://www.figlididio.it/meditazioni/sensopeccato.html

Il Senso del Peccato, Don Divo Barsotti - estratto
(merita di essere letto tutto - link qui sopra)
 
 
....
Ho letto (credevo mio dovere leggerlo) Sartre. Che terribile cosa! Non tanto per quello che scrive e per il modo con cui scrive - questa impassibilità onde non esiste più né male né bene - no, che cosa terribile sentire che io sono veramente solidale con quegli uomini che lui descrive. Non c'è nulla che io senta del tutto estraneo a me. La peggiore perversione umana mi è possibile.
E in che misura, se mi è veramente possibile, non è anche reale?
Io mi sento un lebbroso peggio di qualsiasi lebbroso.
Io non so se vi è un peccato solo in questo mondo di cui io non sia colpevole; non so se vi è un peccato di cui non sia responsabile davanti al Signore. Io sento che la mia salvezza esige da parte di Dio la misericordia che Egli deve avere per tutto l'universo, perché in me vi sono tutti i possibili peccati che sono stati commessi e che si commetteranno.
E non vi è in me nessuna possibilità di sottrarmi a ogni caduta.
Non posso dire che se anche io realmente non sono caduto (e non so nemmeno questo) o non cadrò non vi sia in me una reale possibilità di cadere.
Forse me ne è mancata l'occasione; forse la mia vita si è svolta in tal modo che senza nessun mio merito io sono andato per una strada mentre altri sono andati per un'altra: l'educazione che ho ricevuto, l'ambiente nel quale sono vissuto, le situazioni concrete nelle quali mi sono trovato, tutto questo ha fatto sì che io non sia caduto; ma fino a che punto posso giustificarmi di fronte a Dio volendo apparire meno colpevole di altri che, essendosi trovati in altre situazioni, avendo ricevuto un'altra educazione, hanno vissuto quello che io avrei vissuto?
E ho sentito che davvero ogni uomo è tutta l'umanità.
Io non posso salvarmi se nella mia salvezza tutta l'umanità non è salva, perché veramente non sono solidale con gli altri soltanto per un atto di mia volontà, ma sono solidale per la mia natura di uomo e come uomo non sono in nulla disuguale dagli altri.
E ho pensato: Gesù medesimo se ha redento tutta l'umanità è perché ha salvato Se stesso, come dice la Lettera agli Ebrei: Egli rivolse la sua preghiera con grande clamore e lacrime a Dio che poteva salvarlo dalla morte. Forse Egli mi ha salvato perché ha salvato Se stesso. Egli è veramente l'Uomo.
Io non potrò mai essere redento se non in Lui; in me veramente il peccato non potrà mai essere pienamente vinto, mai pienamente trasceso; porterò fino alla morte un'umanità che è complice più o meno di tutti i peccati del mondo, porterò fino alla morte un'umanità che è contaminata da tutti gli orrori. Forse posso essere salvato solo nel Cristo.
Egli è l'unico Uomo in cui l'umanità è stata salvata, e salva anche me.
Ma sento allora che non posso essere salvato in Lui se non nella misura che io sono realmente compreso, cosciente, che la mia salvezza è impossibile, che un Altro deve operarla, che in un Altro io sono salvo.
....
 
Grandioso, apre una finestra sul vero...

L'ossessione

Alcune volte il desiderio ti scava dentro,
il desiderio di vedere, di ascoltare, di sapere, di toccare.

Di stare vicino,
di sentire il punto di vista,
di conoscere il timbro della voce,
di vedere come cammina,
come parla,  
come sorride,
come guarda quando ama.

Il desiderio scava,
lacera,
grida, 
e ti scopri quasi ossessionata.

E, alla fine,
vuota,
ti rendi conto che ballavi sola.

E torni al silenzio,
che accoglie,
che attende,
che ha sue regole.

Una relazione non è mai facile,
bisogna capirsi,
comprendersi,
attendersi,
conoscersi.

Comunicare.

domenica 20 gennaio 2013

Lettera a Maria - S. Teresa di Lisieux

J.M.J.T.
Gesù
Dal Carmelo, luglio 1890

Mia cara piccola Maria,
Ringrazia molto il buon Dio per tutte le grazie che ti fa e non essere così ingrata da non riconoscerle!
Mi hai fatto l’effetto di una contadinella che un re potente va a chiedere in sposa e che non osa accettare, col pretesto di non essere abbastanza ricca e istruita nelle abitudini della corte, senza riflettere che il suo regale fidanzato conosce la sua povertà e la sua debolezza molto meglio di quanto non la conosca lei stessa... Maria, se tu sei nulla, non bisogna dimenticare che Gesù è tutto, perciò occorre perdere il tuo piccolo niente nel suo infinito tutto e non pensare che a questo tutto, il solo amabile!…
Bisogna non desiderare neppure di vedere il frutto raccolto dai tuoi sforzi: Gesù si compiace nel conservare per lui solo questi piccoli niente che lo consolano.
Tu ti inganni, mia diletta, se credi che la tua piccola Teresa cammini sempre con ardore nella strada della virtù: lei è debole e molto debole; tutti i giorni ne fa una nuova esperienza. Ma Gesù si compiace d’insegnarle, come a san Paolo, la scienza di vantarsi nelle sue infermità (cfr. 2Cor 12,5): questa è una grande grazia e io prego Gesù di insegnartela, poiché solo in questo si trova la pace e il riposo del cuore. Quando ci si vede così miserabili, non ci si vuole più prendere in considerazione e non si guarda che l’unico Diletto!…
Mia cara piccola Maria, quanto a me, non conosco altro mezzo per giungere alla perfezione che «l’Amore»… Amare! Come il nostro cuore è fatto proprio per questo! Talvolta cerco un’altra parola per esprimere l’amore, ma sulla terra d’esilio le parole sono impotenti a rendere tutte le vibrazioni dell’anima. E così occorre attenersi a quest’unica parola: «Amare!»…
Ma a chi il nostro povero cuore affamato d’Amore lo prodigherà? Ah, chi sarà abbastanza grande per questo? Un essere umano potrà comprenderlo? E, soprattutto, saprà ricambiarlo? Maria, non vi è che un essere che possa comprendere la profondità di questa parola: Amare! Non c’è che il nostro Gesù che sappia renderci infinitamente più di quanto gli diamo...
Maria del Santissimo Sacramento!… Il tuo nome ti dice la tua missione: consolare Gesù, farlo amare dalle anime. Gesù è malato e bisogna rilevare che la malattia dell’amore si guarisce solo con l’amore!… Maria, dona veramente tutto il tuo cuore a Gesù: Egli ne ha sete, ne è affamato. Il tuo cuore, ecco ciò a cui Egli aspira, al punto che, per averlo per Sé, acconsente d’alloggiare in un buco sporco e scuro… Ah, come non amare un amico che si riduce ad una così estrema indigenza? Come osare ancora portare come scusa la propria povertà, mentre Gesù si rende simile alla sua Fidanzata?… Egli era ricco e si è fatto povero per unire la sua povertà alla povertà di Maria del Santissimo Sacramento. Che mistero d’amore!…
Il mio cuore è sempre con Maria del Santissimo Sacramento. Il tabernacolo è la casa d’amore in cui le nostre due anime sono rinchiuse.
La tua sorellina che ti chiede di non dimenticarla nelle tue preghiere.

Suor Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo
nov. carm. ind.

sabato 19 gennaio 2013

I nostri deserti - Madeleine Delbrel

Quando ci si ama, si vuol stare insieme 
e quando si è insieme ci si desidera parlare.
Quando ci si ama, è penoso 
avere sempre della gente intorno.
Quando ci si ama, si vuole ascoltare l'altro, 
solo, 
senza che voci estranee ci vengano a turbare.

venerdì 18 gennaio 2013

Confessione 2: senso di colpa e senso del peccato

Una delle caratteristiche del nostro tempo è lo smarrimento del senso del peccato. Esso, per sua natura, è direttamente proporzionale alla perdita del senso di Dio.
Diventa assolutamente necessario riscoprire il Volto di Dio e della sua Bellezza, “farlo” ritornare dal suo “esilio”, là dove è stato confinato dall’uomo e dalla società nella quale viviamo.
Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati,
da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo:
per grazia infatti siete stati salvati. (Ef 2,4-5)
Ho la convinzione che sono moribonda? Ho la certezza che da morta che ero, sono stata "miracolata" per Sua sola grazia e che, ora, devo "attendere alla mia salvezza con timore e tremore" (Fil 2,12)?
Essere moribondi vuol dire sapere di essere malati, affidarsi alle mani del medico, sapere che la malattia c'è. Es: il lebbroso e Gesù. Il lebbroso sa di essere lebbroso, sa che se gli cade un piede è perchè è lebbroso, ne sente angoscia e dolore, ma conosce la realtà del suo essere malato e conosce il decorso della malattia. L'unica cosa che può fare, veramente sua, in suo potere, è implorare la guarigione dall'Unico che, solo, può guarire.
Perchè morta? Perchè sono nata nella colpa dei progenitori, la concupiscenza del mondo mi attrae di brutto (non è bello quel che è bello, ma è bello ciò che piace) e la mia volontà è ripiegata sulla mia superbia e sul mio orgoglio.
Perchè moribonda? Perchè Gesù (ma che eroe sei? cosa ti abbiamo fatto? cosa ti sei lasciato fare? .... tu che potevi annichilire tutto in un istante .... ) mi ha liberato dalla colpa dei progenitori, per amore, solo per amore, e - solo per amore - attende che io risponda sì, ok, vedo, sento che c'è ancora qualcosa che non va.
Vedo te, ascolto te, penso a te, immagine dell'uomo compiuto e la distanza è abissale.
Stai con me, curami, aiutami, istruiscimi, parlami. Perdonami.
Ma, più di tutto, grazie. Grazie. Grazie.
Perchè scommetti su di me, sul tuo progetto, perchè mi hai creata migliore di quello che sono.
Lo so perchè lo dici tu.
E posso diventare ciò che sono solo se lascio fare a te.
Perchè senza di te io non posso nulla. 
Che sei Colui che è. Io: sono nulla senza di te.
E questa certezza devo dire che mi crea "libidine" quando ci penso. 
Vieni e regna nel mio cuore, Signore Gesù, mio eroe. Cosa aspetti?
 
Quanto più l’uomo si incontra “a tu per tu” con il Signore, tanto più scopre e conosce i suoi peccati, sentendosi indegno di stare al cospetto di Dio. Succede come quando vediamo, in penombra, la disposizione degli oggetti in una stanza: il disordine ivi regnante o la polvere depositata un po’ dovunque non si notano. Ma non appena accendiamo la luce o apriamo la finestra, immediatamente ci accorgiamo della confusione che vi regna e della polvere che si è accumulata. Dio è luce. Egli solo sa mettere a nudo le nostre mancanze, ma lo fa con amore e misericordia, ossia facendoci avvertire il bisogno di togliere da noi la “polvere” che forse da tempo abbiamo accumulato nella nostra vita e di rimettere ordine ed armonia dentro la stanza del nostro cuore.

Affidarsi, davvero

Don Dolindo Ruotolo, sacerdote napoletano vissuto e morto in concetto di santità, ha scritto questo insegnamento sull'abbandono in Dio ispiratogli da Gesù stesso.

«Perchè vi confondete agitandovi? Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico in verità che ogni atto di vero, cieco, completo abbandono in me, produce l'effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose.
Abbandonarsi a me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a me una preghiera agitata perché io segua voi e cambiare così l'agitazione in preghiera. Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero della tribolazione, e rimettersi a me perché io solo vi faccia trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, all'altra riva.
Quello che vi sconvolge e vi fa un male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillo e il volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi aflligge.


giovedì 17 gennaio 2013

L'uomo: spirito, anima e corpo - Watchman Nee

  INTRODUZIONE

Il concetto corrente circa l'essere umano è dualista: è composta di anima e di corpo. Secondo questa concezione, l'anima è la parte interiore, invisibile, spirituale, mentre il corpo è la parte esteriore, visibile. C'è indubbiamente una parte di verità in questa concezione, ma è del tutto insufficiente. Il corpo è certamente il contenitore, ma la Bibbia non fa mai confusione fra lo spirito e l'anima, come se i due termini fossero sinonimi. La loro stessa natura li distingue l'uno dall'altra. La Parola di Dio concepisce l'uomo come un essere tripartito: spirito, anima e corpo.
1 Tessalonicesi 5,23 dice: "L'intero essere vostro, lo spirito, l'anima e il corpo sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo". Questo versetto mostra chiaramente che la creatura umana è composta di tre parti. Se la completa santificazione dei credenti includesse soltanto due elementi, l'apostolo Paolo avrebbe detto semplicemente: la vostra anima e il vostro corpo. Invece ha detto: spirito, anima e corpo.

mercoledì 16 gennaio 2013

L'ora presente - S. Faustina Kowalska

Se guardo il futuro,
m’investe la paura;
ma perché inoltrarsi nel futuro?
Mi è cara soltanto l’ora presente,
perché il futuro
forse non albergherà nella mia anima.
Il tempo passato non è in mio potere
per cambiare, correggere,
o aggiungere qualche cosa.
Né i sapienti, né i profeti
han potuto far questo.
Affido pertanto a te, o Dio,
ciò che appartiene al passato.
O momento presente,
tu mi appartieni completamente:
desidero utilizzarti
per quanto è in mio potere.
Perciò, confidando nella tua misericordia,
avanzo nella vita come un bambino,
e ogni giorno ti offro, Signore, il mio cuore
infiammato d’amore
per la tua maggior gloria.

martedì 15 gennaio 2013

La mia relazione

Rieccomi.
Silenzio, meditazione, rielaborazione.
Si riparte

Cosa ho che io non abbia ricevuto?
Cosa sono se non qualcosa che è in continuo divenire, mutazione, evoluzione grazie ad Altro/altri/ambiente (spazio-tempo)?
Mi è stata donata intelligenza, memoria, sentimento e volontà.
E tutto questo bene, tutta questa forza, tutta questo "esistere" a cosa serve se non per cercare il senso?
E' utile lasciarsi vivere, nel trascorrere monotono delle giornate, o è più interessante vivere l'intenzionalità, l'esserci, il pensare, il sentirsi vivi anche lavando i piatti?
D'altronde, già lavare i piatti è un'attività che i miei cani non fanno (a parte lucidare la scodella, ovvio), come giocare a briscola o ascoltare a manetta will-i-am...
Quindi: 
io sono viva, i miei cani sono vivi.
entrambi puliamo dove mangiamo
..... ma io posso farlo guardando le mie mani che si muovono e dire: ma che meraviglia!
.... canticchiare mentre asciugo le pentole e ringraziare perchè sono proprio io, in quel momento, viva a me stessa e lieta di sentirmi esplodere il cuore dalla gratitudine di esserci.
E, se voglio, posso fare una telefonata di un'ora, giocare a briscola, sfogliare una rivista, leggere una poesia.
Questo evidenzia una differenza, secondo me.
E' una vita diversa rispetto a quella dei miei cani, diversa di un di più che è qualcosa di non così casuale ma, direi, più causale. Causa di altro. A causa di Altro.
E mi rendo conto che vivo nella nebbia interiore, nell'offuscamento del pensiero, nella passività di una vita che, restando uguale a sè stessa può essere rivoluzionata dal di dentro.
Perchè, se non cambiano le condizioni al contorno, fare una rivoluzione vuol dire cambiare l'unica cosa che è in mio potere. Me. Il mio pensiero. Il mio agire. Le mie reazioni. Il mio sentire.
Quindi, guardare ad una tinozza di piatti non come una noia perchè non ho voglia, perchè sono destinata a diventare primo ministro, perchè gli altri non mi apprezzano, perchè io so cosa valgo, perchè, perchè, perchè...., ma perchè è il mio posto, ora, di fare la mia rivoluzione. Di guardare a questa tinozza come un miracolo della creazione, della tranquillità, del mio dire sì al fatto che ci sono. Adesso. 
Perchè io credo, perchè è logico, perchè amare espande il cuore, ti fa bruciare, ti fa vivere come un tizzone. Perchè sentire l'aria che respiro dà gusto, perchè sentire il cuore che batte ti fa sentire grata.
E perchè riconoscere il fallimento di una vita, vuol dire solo sentirsi lontani da casa.
La sofferenza esiste, il male è accuattato fuori dalla porta, il dolore rende pavidi.
 
Ma cambiare la testa, lasciarsi andare, affidarsi è semplicemente riconoscere che non sono sola, perchè quando sorrido Dio è con me, perchè Dio è Spirito, Dio è Amore, Dio è il Bello; Dio è il Bene, Dio è la Giustizia, Dio è la Compassione, Dio è l'Ascolto, Dio è l'Amico, Dio è il Forte; Dio è Colui che E'. 
Perchè tutto il bene che posso, tutto l'amore che posso, tutto il dare che posso, non è mio, non sono io, ma prendo da Lui per darlo ad altri. Ed è in quest'ottica che vale il fare. Perchè mi sento parte di Lui, abbracciata a Lui, insieme a Lui.
Ed è questa certezza, nell'oscurità della vita pellegrina, che mi rende piena di zelo.
Nulla esiste se non in relazione a qualcos'altro.