giovedì 14 febbraio 2013

Orazione - Preghiera incessante

Il segreto della salvezza rivelato dall'incessante orazione
 
Come raggiungere la salvezza?
Questa domanda sorge spontanea nella mente di tutti i devoti cristiani che avvertono la natura ferita e debole dell'uomo e al tempo stesso percepiscono in lui la permanenza dell'aspirazione primordiale alla verità e alla giustizia. Chiunque abbia fede nell'immortalità e nel premio della vita eterna si incontra involontariamente, se solo rivolge lo sguardo al cielo, con questo pensiero: come salvarsi?
Nel tentativo di risolvere tale questione, l'uomo interroga esperti e sapienti, e legge poi, su loro consiglio, i libri edificanti che gli scrittori spirituali hanno dedicato a questo argomento, cercando di seguire con zelo le regole e le sagge indicazioni udite e lette.
In tutti questi insegnamenti gli vengono sempre richiesti, come condizioni indispensabili alla salvezza, una vita devota, opere ascetiche di vario genere e uno sforzo costante per giungere alla piena negazione di sé. Tutto questo dovrebbe guidarlo a compiere buone azioni, a osservare fedelmente tutti i comandamenti di Dio, a testimoniare una fede salda e incrollabile... Più in là, gli verrà spiegato che queste condizioni preliminari della salvezza devono essere necessariamente realizzate tutte insieme e nella massima umiltà. Le virtù, infatti, dipendono l'una dall'altra e devono sostenersi, perfezionarsi e stimolarsi reciprocamente, così come i raggi del sole mostrano la loro forza e fanno scaturire la fiamma soltanto se vengono concentrati in un unico punto attraverso un vetro.
In caso contrario, "chi e infedele nel poco, lo sarà anche nel molto".

Inoltre, per essere ancor più definitivamente convinto della necessità di questa attività complessa e integrale, l'uomo alla ricerca della salvezza ascolterà alte lodi delle virtù e severi biasimi della miseria e delle disgrazie che derivano dai vizi. Tutto questo verrà infine sigillato dalla promessa, non certo menzognera, che nella vita eterna egli riceverà una ricompensa meravigliosa e beata, oppure una punizione tormentosa e terribile. Ecco, questo è l'indirizzo generale delle prediche dei nostri giorni.
Indirizzato in questo senso, l'uomo che desidera appassionatamente la salvezza si dedicherà allora con ardore a mettere in pratica tali insegnamenti, applicando alla sua esperienza tutto quel che ha udito e letto. Ma, ahimè, sin dal primo passo del suo cammino egli non riuscirà a raggiungere ciò a cui aspira, subito prevedendo e verificando in se stesso che la natura degenerata e debole avrà la meglio sulle convinzioni della ragione; vedrà che il suo libero arbitrio è legato, le inclinazioni depravate, la forza dello spirito inadeguata. Sempre più consapevole della sua impotenza, egli giungerà naturalmente a domandarsi se esistano davvero mezzi tali da consentirgli di osservare quanto è prescritto dalla legge di Dio e richiesto dalla devozione cristiana, come sono già riusciti a fare tutti coloro che si sono resi degni della salvezza e della santità.
E allora, nel tentativo di conciliare dentro di sé le aspirazioni della ragione e della coscienza con l'insufficienza delle sue forze, egli si rivolgerà ancora ai predicatori della salvezza per chiedere loro: "Come raggiungere la salvezza?" Come giustificare l'impossibilità di rispettare le condizioni necessarie alla salvezza? E lo stesso predicatore, è davvero in grado di mettere in pratica tutto quel che insegna? Il postulante riceverà allora una risposta perentoria e universale: «Chiedi a Dio, prega Dio affinché ti aiuti!».
Ma allora non sarebbe più fruttuoso dedicarsi sin dall'inizio e con assiduità alla preghiera, strumento perfetto per compiere tutto quel che richiede la devozione cristiana e tramite il quale si consegue la salvezza? Questa è la conclusione cui giunge l'uomo devoto, che si applica allora subito allo studio della preghiera, leggendo, riflettendo e pesando gli insegnamenti degli scrittori che hanno studiato tale argomento. Senza dubbio, egli troverà in questi scrittori pensieri luminosi, concetti profondi e espressioni incisive. Uno riflette esaurientemente sulla necessità della preghiera, un altro sulla sua forza e sui suoi benefici frutti, un altro ancora sull'obbligo di pregare o sul fatto che la preghiera richiede zelo, attenzione, fervore, purezza mentale, riconciliazione con i nemici, umiltà, contrizione e tutti gli altri requisiti che non possono mancare quando si prega...
Ma assai di rado si trovano risposte chiare ed esaurienti alle prime e più importanti domande: che cosa sia la preghiera di per sé e in che modo ci si debba concretamente accostare ad essa; cosicché, l'uomo che desidera ardentemente pregare si trova ancora una volta di fronte a un velo di mistero. Tutte le sue letture gli lasceranno nella memoria soltanto l'aspetto esteriore, pur se devoto, della preghiera, ed egli giungerà allora alla conclusione che per pregare occorre andare in chiesa, fare il segno della croce, prostrarsi, inginocchiarsi, leggere i salmi, i canoni, gli acatisti.
Questo, in generale, pensano tutti coloro che non conoscono gli scritti dei santi Padri sulla preghiera interiore e le opere contemplative. Infine, l'uomo in cerca della preghiera incontra un libro che si chiama Filocalia, nel quale venticinque santi Padri hanno esposto in maniera chiara e comprensibile la dottrina integrale dell'autentica ed essenziale preghiera del cuore. Il mistero della salvezza e della preghiera comincia allora a sollevare il suo velo e l'uomo intravede che pregare significa in realtà rivolgere tutto se stesso alla memoria incessante di Dio, camminare alla sua divina presenza, ridestarsi al suo amore riempiendo di Lui il proprio pensiero, fondere il Nome di Dio con il respiro e i battiti del cuore, invocando con le labbra il Santissimo Nome di Gesù Cristo, cioè recitando la Preghiera di Gesù, in ogni istante e luogo e nel corso di qualsiasi attività..
Queste luminose verità, dopo aver illuminato la coscienza di chi cerca la salvezza e averlo indirizzato sul cammino che conduce allo studio e al conseguimento della preghiera, lo convinceranno in breve tempo a dedicarsi senz’altro alla realizzazione di questi saggi insegnamenti; tuttavia, nel corso dei suoi tentativi irregolari, egli incontrerà molte difficoltà, sinché una guida esperta non gli avrà rivelato pienamente (sempre servendosi della Filocalia) la misteriosa essenza delle azioni che portano alla salvezza.
E cioè che l'assiduità o la perpetuità della preghiera (qualunque essa sia, da principio) costituisce l'unico mezzo efficace per raggiungere tanto la perfezione della preghiera interiore quanto la salvezza dell'anima.
L'assiduità della preghiera è il fondamento su cui si regge l'intero processo che conduce alla salvezza, come conferma san Simeone il Nuovo Teologo: «Chi prega incessantemente riunisce in quest’azione ogni bene».
Pertanto, per manifestare pienamente la verità di questa rivelazione, la guida spirituale la spiegherà nel modo che segue: "Per la salvezza dell'anima è necessaria, prima di ogni altra cosa, una fede autentica. Le Sacre Scritture dicono: "Senza la fede è impossibile piacere a Dio; chi non crederà sarà condannato". D'altra parte, la stessa Sacra Scrittura mostra che con le sue sole forze l'uomo non può far nascere in sé la fede, neppure in misura di un semino di senape; e questo perché la fede non nasce in noi, ma è un dono spirituale di Dio e ci viene trasmesso dallo Spirito Santo. Che fare, dunque? Come conciliare le necessità dell'uomo con la sua impotenza? Sempre nella Sacra Scrittura ci è spiegato il mezzo e ci sono anche forniti degli esempi: chiedete e vi sarà dato. Ecco il mezzo! Infatti, per ricevere e possedere un dono è necessario chiederlo; dobbiamo allora pregare per ottenere la fede: Chiunque infatti domanderà otterrà. Gli apostoli non potevano da soli far nascere in sé la fede, ma pregavano Gesù Cristo: "Signore, rafforza la nostra fede". Ecco un esempio di acquisizione della fede! Vediamo quindi che ]a fede si ottiene con la preghiera.
Per la salvezza dell'anima, oltre alla vera fede sono necessarie anche le buone opere, le virtù, poiché la fede senza le opere è morta; perché l'uomo è giustificato anche dalle opere, e non solo dalla fede, e se vuoi entrare nella vita eterna osserva i comandamenti: non ammazzare, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, onora il padre e la madre e ama il tuo prossimo come te stesso io. E tutti questi comandamenti devono essere osservati congiuntamente. Chiunque infatti osserva tutta la legge ma pecca contro un solo comandamento, si rende colpevole di tutti .
Così insegna il santo apostolo Giacomo. E il santo apostolo Paolo, descrivendo le debolezze dell’uomo, dice: "Nessuna carne sarà giustificata dinanzi a lui per le opere della legge. Sappiamo infatti che la legge è spirituale, ma io sono carnale, venduto al peccato, volere è in mio potere, ma a compiere il bene non riesco: io non faccio il bene che voglio ma il male che non voglio, dunque io stesso, con lo spirito sono sottomesso alla legge di Dio, ma con la carne alla legge del peccato" . In che modo realizzare allora le opere buone prescritte dalla legge di Dio, se l'uomo è debole e non può osservare i comandamenti?
E non può, sinché non chiede e non prega per ottenere ciò. "Non ottenete perché non chiedete", spiega il santo apostolo stesso. E lo stesso Gesù Cristo dice: "Senza di me non potete fare nulla", E poi ci insegna in che modo operare con lui: "Rimanete in me e io in voi Chi rimane in me e io in questi produce molto frutto". Ma rimanere in Lui significa percepire incessantemente la sua presenza, chiedere incessantemente nel suo Nome: "Tutto quel che chiederete nel mio nome vi sarà dato". Questo significa che anche la capacità di compiere opere buone si ottiene con la preghiera! Un esempio ci è fornito dallo stesso apostolo Paolo, che per tre volte pregò per vincere una tentazione, si prostrò in ginocchio dinanzi a Dio Padre perché fortificasse l'uomo interiore, e infine ci comandò di pregare prima di ogni altra cosa e di pregare incessantemente per ogni cosa.
Da ciò deriva che la salvezza spirituale dell'uomo è tutta racchiusa nella preghiera e che questa è necessaria più di ogni altra cosa, perché per suo tramite si ravviva la fede e si realizzano tutte le virtù. In una parola, con la preghiera si ottiene tutto, mentre senza di essa non si può compiere nessun atto di devozione cristiana.
E' per questa ragione che soltanto alla preghiera si chiede di essere perpetua e incessante; le altre virtù hanno ognuna il suo tempo, ma alla preghiera è comandato di essere incessante: Pregate senza interruzione.
Occorre dunque pregare sempre, in ogni momento e in ogni luogo.
La vera preghiera richiede condizioni particolari. Deve essere elevata con purezza di cuore e di mente, fervido zelo, estrema attenzione, devozione e umiltà assoluta. Ma chi in coscienza potrà non convenire di essere ancora lontano dal rispettare tali indispensabili condizioni dell'autentica preghiera? Chi non ammetterà di elevare la sua preghiera più per costrizione e con uno sforzo su se stesso che per amore, inclinazione e piacere di pregare? A questo proposito, le Sacre Scritture affermano che l'uomo non è in grado di controllare la mente e purificarla da tutti i pensieri superflui: perché i pensieri dell'uomo sono rivolti al male sin dalla giovinezza e Dio solo ci dà un altro cuore e uno spirito nuovo, perché il volere e il fare è di Dio; e non sappiamo come e per che cosa pregare; così afferma la Sacra Scrittura. Da ciò deriva che non siamo in grado di pregare veramente, né possiamo scoprire le proprietà sostanziali della nostra stessa preghiera!
Se così grande è l'impotenza dell'uomo caduto, in che modo la sua forza e la sua volontà possono essere rivolte al conseguimento della salvezza? Senza preghiera, l'uomo non può acquisire la fede e neppure compiere buone azioni; anzi, egli non sa neanche pregare veramente.
Qual è dunque la parte dell'uomo, che cosa è in potere delle sue forze e della sua libertà per evitare la rovina e giungere alla salvezza?
Il Signore ha voluto che la cosa più importante di ogni azione, vale a dire la qualità, fosse riservata alla sua volontà e al suo dono. E per mostrare più chiaramente all'uomo la sua dipendenza dalla volontà divina e insegnargli in questo modo l'umiltà, Dio ha lasciato alla volontà e alle forze umane soltanto la quantità della preghiera, comandando di pregare incessantemente, in ogni tempo e in ogni luogo. Con ciò pertanto è rivelato il metodo segreto per raggiungere la preghiera autentica, e al tempo stesso la fede, l'osservanza dei comandamenti e la salvezza!
Dunque, la parte dell'uomo è la quantità; l'assiduità della preghiera è di competenza della sua volontà. Così insegnano anche i Padri della Chiesa. San Macario il Grande scrive: «Pregare, in un modo o nell'altro (ma con assiduità), compete alla nostra volontà, ma pregare nel modo giusto è un dono della grazia». Il beato Esichio afferma invece che «la frequenza della preghiera diventa abitudine e infine si trasforma in una cosa naturale» e che «senza la frequente invocazione del Nome di Gesù Cristo è impossibile purificare il cuore».
Prima ancora di cimentarsi nelle imprese ascetiche e di acquisire le virtù, i beati Callisto e Ignazio consigliano di recitare spesso, anzi incessantemente, la preghiera del Nome di Gesù Cristo, poiché la frequenza purifica gradualmente anche la preghiera imperfetta. Il beato Diadoco afferma che l'uomo non cade nella tentazione se, pregando, invocasse il più spesso possibile il Nome del Signore.
Come sono saggi e vicini al cuore questi insegnamenti pratici dei Padri, che con esperta semplicità illuminano i metodi più efficaci per perfezionare l'anima! E come sono radicalmente diversi dagli insegnamenti morali della ragione teoretica! La ragione ci esorta a compiere questa o quella buona azione, ad essere coraggiosi e perseveranti, a credere nei buoni esiti delle virtù; incita, ad esempio, a purificare la mente e il cuore dai desideri di vanità e a riempirli con riflessioni edificanti, a operare il bene per essere sereni, a vivere secondo ragione e coscienza... Ma, ahimè, nonostante i nostri sforzi, tutto questo non sarebbe mai sufficiente senza un frequente ricorso alla preghiera, senza richiedere cioè l'aiuto di Dio.
Ritorniamo ora agli insegnamenti dei Padri e prendiamo in considerazione, ad esempio, quello che essi dicono riguardo alla purificazione dell'anima. San Giovanni Climaco scrive: "Se l'anima è oscurata da pensieri impuri, sconfiggili ripetendo frequentemente il Nome di Gesù. Non esiste arma più efficace e forte di questa, nè in cielo nè in terra". E San Gregorio Sinaita insegna: «Sappi che nessuno può controllare con le sue sole forze la propria mente; se i tuoi pensieri sono impuri, invoca con assiduità e frequenza il Nome di Gesù Cristo e quelli svaniranno da soli». Com'è semplice, facile e al tempo stesso efficace questo metodo, e com'è diverso da quello proposto dalla ragione teoretica che tenta presuntuosamente di raggiungere la purezza con i suoi soli mezzi!
Adesso che abbiamo preso in considerazione i saggi insegnamenti dei santi Padri, possiamo grazie ad essi giungere alla conclusione che il principale, il più efficace, e anzi l'unico mezzo per operare il bene e al tempo stesso ottenere la salvezza consiste nella preghiera assidua e incessante, per quanto imperfetta possa essere.
Anima cristiana, se non trovi in te stessa la forza di prostrarti a Dio in spirito e verità, se il tuo cuore non conosce ancora il tepore e la dolcezza della preghiera interiore e mentale, offri allora in sacrificio a Dio quella preghiera che puoi pronunciare, adeguata alla tua volontà e alle tue forze!
Che i tuoi poveri organi corporei, le labbra in primo luogo, facciano l'abitudine all'invocazione frequente e continua, che invochino cioè spesso, senza interruzione, il Nome potente di Gesù Cristo.
Non è difficile, ognuno lo può fare! E' proprio questo che richiede il saggio insegnamento del santo Apostolo: "Per mezzo di lui offriamo di continuo a Dio un sacrificio di lode, il frutto cioè delle labbra che confessano il suo Nome".
L'assiduità genera necessariamente l'abitudine e finisce col divenire cosa naturale, coinvolgendo nel corso del tempo anche la ragione e il cuore. Se l'uomo riuscisse a osservare con perfezione almeno quest'unico comandamento divino della preghiera perpetua, adempirebbe di conseguenza anche tutti gli altri; infatti, se in ogni tempo, luogo e occupazione l'uomo pregasse, invocando segretamente il divino Nome di Gesù Cristo, all'inizio magari senza fervore dell'anima né zelo, facendo soltanto forza a se stesso, non gli resterebbe comunque tempo per dedicarsi a vane conversazioni, per criticare il prossimo, per sprecare la sua vita in indegne soddisfazioni dei sensi. Ogni suo pensiero impuro verrebbe imbrigliato e non potrebbe diffondersi, le azioni peccaminose troverebbero un terreno meno fertile di quanto avviene in una mente vuota, i discorsi verbosi o insignificanti diminuirebbero o cesserebbero completamente e ogni trasgressione sarebbe purificata dalla grazia che deriva dall'invocazione assidua del Nome di Dio. Il frequente esercizio della preghiera distoglierebbe l'anima dalle azioni peccaminose e la attirerebbe verso la sua meta primaria: l'unione con Dio!
Ecco, adesso puoi comprendere come nella preghiera sia importante e indispensabile la quantità. L'assiduità è l'unico mezzo che permetta di rendere pura e autentica la preghiera, e nello stesso tempo e la migliore e più efficace preparazione ad essa e la via più rapida per giungere al fine stesso della preghiera, e cioè alla salvezza!
Per convincerti definitivamente della necessità di pregare senza interruzione tieni ben presenti questi tre punti:
1) ogni sollecitazione, ogni pensiero rivolto alla preghiera è opera dello Spirito Santo, voce del tuo Angelo custode;
2) il Nome di Gesù Cristo invocato nella preghiera contiene in sé una forza autonoma e benefica;
3) non si deve dunque essere turbati dall'aridità o dall'imperfezione della propria preghiera, ma bisogna attendere con pazienza i frutti della frequente invocazione del Nome di Dio.
Non ascoltare quindi l'opinione superficiale e irresponsabile delle persone vane, secondo le quali la preghiera frequente ma tiepida è un inutile spreco di fiato.
No, la forza del Nome di Dio e la frequenza della sua invocazione daranno frutto a loro tempo!
Di questo ha detto magnificamente uno scrittore spirituale: «So che molti filosofi falsamente sapienti e pseudo-spirituali, sempre alla ricerca di una vana grandezza e di pratiche nobili soltanto agli occhi della ragione e dell'orgoglio, ritengono che il semplice e assiduo esercizio della preghiera vocale sia un'occupazione insignificante e futile, e addirittura una perdita di tempo». Ma questi sciagurati si ingannano e dimenticano l'insegnamento di Gesù Cristo: Se non diverrete come i fanciulli non entrerete nel Regno dei Cieli Si, costoro pretendono di costruire una scienza della preghiera sulle incerte fondamenta della ragione naturale.
Ma occorrono forse studi, ragione e sapienza per pronunciare con cuore puro: Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà me?
Non è stato forse lo stesso nostro divino Maestro a lodare queste frequenti preghiere? E non è forse vero che per mezzo di queste brevi ma frequenti invocazioni sono stati richiesti e ottenuti dei prodigi? Sii forte, o anima cristiana, e non cessare di pronunciare incessantemente la tua preghiera! Non devi farlo, neppure sé il tuo grido scaturisce da un cuore ancora distratto e solo parzialmente libero dalle cose del mondo! Devi invece proseguire, senza interruzione e senza turbamento, e la tua preghiera si purificherà in virtù dell'assidua ripetizione. Non dimenticare mai quel che dice l'apostolo: "chi abita in voi è più grande di colui che è nel mondo. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa".
E dunque, se tutti questi argomenti ti hanno convinto che nonostante le nostra impotenza l'assiduità della preghiera è efficace, accessibile a ognuno e interamente dipendente dalla volontà umana, deciditi a sperimentarla, all'inizio anche solo per un giorno. Cerca di fare in modo che la tua preghiera sia frequente, cosicché nel corso dell'intera giornata all'invocazione del Nome di Gesù Cristo sia dedicato più tempo che a tutte le altre occupazioni. Ti accorgerai allora senza alcun dubbio che proprio grazie a questa priorità della preghiera sulle altre occupazioni quotidiane tale giorno non è stato sprecato, ma guadagnato nel cammino verso la salvezza; e sulla bilancia del giudizio di Dio questa preghiera frequente farà salire il piatto delle tue debolezze e cattive azioni, e cancellerà i peccati di quella giornata nel libro della coscienza, facendoti procedere sulla via della devozione e donandoti la speranza di conseguire la santificazione e la vita eterna.
 
(Racconti di un pellegrino russo, estratto) 

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