giovedì 28 febbraio 2013

Il volto, il nome

Il volto indica l’altro come altro da me, come un tu che chiede di essere riconosciuto in quanto persona, in uno scambio da pari a pari, col diritto di essere rispettato nella sua dignità, senza venire ridotto a oggetto. 
La persona infatti è assolutamente diversa da un oggetto: un oggetto si studia, una persona si incontra; un oggetto si conosce e si può utilizzare per le proprie esigenze, una persona mi si rivela e mi interpella a un dialogo da pari a pari; un oggetto «sta lì», una persona porta in sé una storia e si progetta. 
Posso comprendere lo straordinario valore di ogni persona se guardo a me stesso: io mi avverto come unico, nessuno vivrà per me la mia vita; anche in mezzo a tanti altri, io so di essere irripetibile. 
Lo stupore che provo per me rimanda allo stupore che devo provare per ogni altro.  (... ama il prossimo tuo come te stesso.... l'accento non è  sul prossimo, ma sul termine di paragone, su cui si fonda l'analogia..... io, mi amo? mi stupisco di me? mi "percepisco"?)
Al cospetto della persona non si finisce mai di sorprendersi.
La sua realtà appare come l’esistenza di un essere originale; il suo volto non è la copia di un altro; è assolutamente esclusivo. 
Scrive A. Heschel: «Non è forse un miracolo straordinario che tra tante centinaia di milioni di volti non ve ne siano due uguali?» (Chi è l’uomo?, pag. 59).
La diversità dei volti è l’espressione visibile dell’unicità interiore di ogni essere umano; è per questo che ogni persona rivendica, giustamente, il diritto ad essere identificata e chiamata con il suo nome. 

(estratto da: La tenerezza di Pedron Lino

Nessun commento:

Posta un commento