domenica 24 febbraio 2013

Giuseppina Bakhita

Parecchie volte, quando veramente ci penso, io rimango dilaniata...
Ci sono, nella storia della Chiesa, alcuni esempi di eroica accettazione della realtà che mi lasciano basita.
Mi interrogano e mi svelano.
In questi giorni ho avuto modo di "conoscere" Giuseppina Bakhita, donna di colore, vissuta come schiava (senza nulla di romantico in questo) fin dai 6 anni, poi divenuta canossiana.
Non ha mai odiato, mai, nessuno.
Ha semplicemente compreso il mondo come diviso tra schiavi e padroni ed ha accettato la Sua vita di assenza libertà personale, sofferenza, maltrattamenti.
Poi ha conosciuto il Paron-Padrone (Dio) e l'ha "compreso esistenzialmente" come padrone di tutti, ma, a differenza degli uomini, Paron d'amore, di gentilezza, di rispetto, di autorità, di tenerezza che -chiede e non pretende, a differenza degli uomini - la schiavitù d'amore, nella piena libertà.
E a Lui, come vera schiava - ma d'amore -, si è rapportata in tutta la sua vita. 
Ogni evento l'ha riportato all'essere "velo"  della Sua azione.
Ciò che mi scuote è il sì al reale senza tentennamenti, perchè è lì che si rivela la volontà di Dio per me, il Suo progetto d'amore per me, non in altri luoghi o tempi, che fanno quindi parte dei fantasmi della mente, che si rende alleata del nemico, in questo caso.
Ciò che mi scuote è il sì a Dio come Padre che ama, come Padrone che sa, come Attimo che attende.
Mi vegono in mente i versetti che seguono, del libro di Ester (4, 13-14), come indicatori del progetto di Dio, che solo sa, che solo orienta la storia, ma che - nella specificità dell'attimo - attende il sì della persona, senza obbligare nessuno.

Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: "Non pensare di salvare solo te stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella reggia. Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu perirai insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio in previsione d'una circostanza come questa?".  

Io odio, provo malessere, mi dibatto quando noto mancanza di rispetto, fiducia mal riposta, gentilezze non ricambiate... poi leggo di S.Giuseppina Bakhita e mi rendo conto della mia superficialità, della mia miseria umana, del mio chiedere senza nulla dare. Che vergogna. 
Viva gli eroi, che sono tutti altro rispetto a me.
Viva loro, che per davvero hanno amato Nostro Signore Gesù Cristo.
Viva Lui, il Nostro Capitano.


Durante la guerra del '15 -'18 parte del convento era stata adibita ad ospedale militare, e spesso Bakhita aveva osservato che l'attendente del capitano doveva sempre portare due valigie: quella sua e quella del suo capo.
E lei voleva arrivare davanti al Padre eterno come un attendente, portando la valigia sua e quella del suo Capitano Gesù: il "Paron" le avrebbe fatto aprire le due valigie; avrebbe visto in quella sua tanti peccati; ma poi avrebbe visto in quella più pesante tutti i meriti di Gesù, tanti e tanti, e lei sarebbe stata accolta con gioia, perché aveva portato anche quella valigia!


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