Parecchie volte, quando veramente ci penso, io rimango dilaniata...
Ci sono, nella storia della Chiesa, alcuni esempi di eroica accettazione della realtà che mi lasciano basita.
Mi interrogano e mi svelano.
In questi giorni ho avuto modo di "conoscere" Giuseppina Bakhita, donna di colore, vissuta come schiava (senza nulla di romantico in questo) fin dai 6 anni, poi divenuta canossiana.
Non ha mai odiato, mai, nessuno.
Ha semplicemente compreso il mondo come diviso tra schiavi e padroni ed ha accettato la Sua vita di assenza libertà personale, sofferenza, maltrattamenti.
Poi ha conosciuto il Paron-Padrone (Dio) e l'ha "compreso esistenzialmente" come padrone di tutti, ma, a differenza degli uomini, Paron d'amore, di gentilezza, di rispetto, di autorità, di tenerezza che -chiede e non pretende, a differenza degli uomini - la schiavitù d'amore, nella piena libertà.
E a Lui, come vera schiava - ma d'amore -, si è rapportata in tutta la sua vita.
Ogni evento l'ha riportato all'essere "velo" della Sua azione.
Ciò che mi scuote è il sì al reale senza tentennamenti, perchè è lì che si rivela la volontà di Dio per me, il Suo progetto d'amore per me, non in altri luoghi o tempi, che fanno quindi parte dei fantasmi della mente, che si rende alleata del nemico, in questo caso.
Ciò che mi scuote è il sì a Dio come Padre che ama, come Padrone che sa, come Attimo che attende.
Mi vegono in mente i versetti che seguono, del libro di Ester (4, 13-14), come indicatori del progetto di Dio, che solo sa, che solo orienta la storia, ma che - nella specificità dell'attimo - attende il sì della persona, senza obbligare nessuno.
Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: "Non pensare di salvare
solo te stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella
reggia. Perché se tu in questo momento taci, aiuto e
liberazione sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu perirai
insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a
regina proprio in previsione d'una circostanza come questa?".
Io odio, provo malessere, mi dibatto quando noto mancanza di rispetto, fiducia mal riposta, gentilezze non ricambiate... poi leggo di S.Giuseppina Bakhita e mi rendo conto della mia superficialità, della mia miseria umana, del mio chiedere senza nulla dare. Che vergogna.
Viva gli eroi, che sono tutti altro rispetto a me.
Viva loro, che per davvero hanno amato Nostro Signore Gesù Cristo.
Viva Lui, il Nostro Capitano.
Riporto un'estratto da: http://segnideitempi.blogspot.it/2010/01/giuseppina-bakhita-di-p-antonio-m.html
Durante la guerra del '15 -'18 parte del convento era stata adibita
ad ospedale militare, e spesso Bakhita aveva osservato che
l'attendente del capitano doveva sempre portare due valigie: quella sua
e quella del suo capo.
E lei voleva arrivare davanti al Padre eterno come un attendente, portando la valigia sua e quella del suo Capitano Gesù: il "Paron" le avrebbe fatto aprire le due valigie; avrebbe visto in quella sua tanti peccati; ma poi avrebbe visto in quella più pesante tutti i meriti di Gesù, tanti e tanti, e lei sarebbe stata accolta con gioia, perché aveva portato anche quella valigia!
E lei voleva arrivare davanti al Padre eterno come un attendente, portando la valigia sua e quella del suo Capitano Gesù: il "Paron" le avrebbe fatto aprire le due valigie; avrebbe visto in quella sua tanti peccati; ma poi avrebbe visto in quella più pesante tutti i meriti di Gesù, tanti e tanti, e lei sarebbe stata accolta con gioia, perché aveva portato anche quella valigia!
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