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Non è la scienza che redime l'uomo.
L'uomo viene redento mediante l'amore.
Ciò
vale già nell'ambito puramente intramondano.
Quando uno nella sua vita fa
l'esperienza di un grande amore, quello è un momento di « redenzione » che dà un
senso nuovo alla sua vita.
Ma ben presto egli si renderà anche conto che l'amore
a lui donato non risolve, da solo, il problema della sua vita.
È un amore che
resta fragile.
Può essere distrutto dalla morte.
L'essere umano ha bisogno
dell'amore incondizionato.
Ha bisogno di quella certezza che gli fa dire: « Né
morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né
altezze né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di
Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore » (Rm 8,38-39).
Se esiste questo amore assoluto con la sua certezza assoluta, allora – soltanto
allora – l'uomo è « redento », qualunque cosa gli accada nel caso particolare.
È
questo che si intende, quando diciamo: Gesù Cristo ci ha « redenti ».
Per mezzo
di Lui siamo diventati certi di Dio – di un Dio che non costituisce una lontana
« causa prima » del mondo, perché il suo Figlio unigenito si è fatto uomo e di
Lui ciascuno può dire: « Vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha
dato se stesso per me » (Gal 2,20).
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(
estratto da LETTERA
ENCICLICA
SPE
SALVI
del
SOMMO PONTEFICE BENEDETTO
XVI)
Mi mancherai, tu, il mio Papa, colui che c'era quando il mio spirito si è risvegliato.
E mi hai incantato indicandomi Lui.
Sei troppo avanti di cuore, di ragione, di libertà.
Che altezze vertigiose. Che meraviglia.
Grazie.
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