O
Dio mio, se io fossi qualche cosa, o potessi essere qualche cosa, non godrei nè
parteciperei di Te; ma, perché sono nulla, ho questo tesoro, in me, cioè Te
stesso. Tu sei ogni mio bene, Tu la mia speranza, Tu la mia fortezza, il Dio
del mio cuore, il Dio dell’anima mia. Sì sì, mio Sommo Bene; ti ringrazio che
mi hai tolto dal nulla.
Questo
nulla è restato in me; non ho altro che il niente. Ho caro che Tu solo sei il
sommo bene infinito, incomprensibile ed immenso. Di questo godo, di questo mi
compiaccio ed altro non voglio, che Te, mio Dio; e, per possedere Te, rinunzio
a tutto ciò che mai potesse essermi di soddisfazione. Non dico di queste cose terrene delle quali non voglio
sapere più niente; ma mi sproprio di qualsisia gusto spirituale. Tutti li rimetto
in Te; non voglio altro gusto, che il tuo; altro volere, che il tuo; in Te mi
fermo. Laus Deo.
Per
noi è venuto, con noi vuole stare e restare sino alla fine del mondo. Sapete
che stravaganza d’amore ha trovato? É impazzito per noi e noi dobbiamo
impazzire per lui; siccome ha trovato il modo per restare con noi, che è il
divinissimo Sacramento, così troviamo anche noi un modo di non allontanarci mai
da lui.
Ogni
qualvolta lo riceviamo nel Santissimo Sacramento, di nuovo, Dio rinasce nelle
anime giuste che di cuore lo servono e lo ricevono con purezza. Tutto questo mi
apportò ansia maggiore di ricevere spesso un tanto bene, se non posso
sacramentalmente, almeno spiritualmente.
Questa
gioia è il Divinissimo Sacramento, in esso si scorge, come in un trono, Dio
Trino ed Uno: il Padre con la sua onnipotenza, il Figlio con la sua sapienza,
lo Spirito Santo con il suo amore. Ogni volta che noi ci comunichiamo, l’anima
nostra ed il nostro cuore divengono tempio della SS.ma Trinità; e, venendo
Iddio in noi, viene tutto il Paradiso. Io vedevo in questa gioia come sta Dio
racchiuso nell’Ostia Sacrosanta, e questa fu, per me, una grazia superiore a
tutte le grazie che ho avuto nel tempo della mia vita.
Dio,
essendo amore infinito, si comunica alle anime sue care; ma in modo che non v’è
modo di poterlo raccontare. Questo si può ammirare in me, che sono una creatura
così ingrata e infedele. Qui sì che vi sono le pazzie d’amore; l’amore stesso
va cercando dappertutto chi lo vuole amare, si dà a tutti in tutto, a chiunque
lo voglia. Io gli dico: Dio mio sei impazzito? Sai chi sono? Non porre in me
tante grazie, che sono una miserabile creatura, piena di colpe e di difetti: tu
lo sai, Tu mi vedi. Dicendo così ho una tale consapevolezza di me stessa che mi
sento annientare, umiliare in un modo che non so che cosa sia.
Quando
Dio mi dà queste luci, mi sembra che in un tratto Egli piova sopra di me con
diluvi di grazie e nell’intimo del mio cuore mi dice:
Vedi
mia diletta? Io sono lo stesso Amore; benefico anche gli ingrati, come sei tu,
e questo lo faccio per far vedere le mie magnificenze, le opere della mia
infinita bontà, immensa carità, infinita misericordia. Tutto quello che opero
in te, per me, è tutto effetto del mio infinito amore.
Chiunque
vuole amore, venga a me; ma amandomi torna tutto in me. L’amore opera in noi e
lo stesso amore riporta tutto in sé; do a tutti in tutto, secondo la
disposizione che trovo; e chi non l’ha, non vuole e non viene a me. Io quello
che faccio, lo faccio, lo farei a tutti e a tutte le creature e, facendolo a
te, chiunque saprà chi sei tu, ingrata, infedele, tutti ammireranno l’infinito
mio amore, tutti s’animeranno ad amarmi.
Dio
fa con l’anima nostra come fanno tra loro le tre divine Persone: esse si
comunicano l’una con l’altra il loro amore, ma è un unico amore; sono, anche
per la loro unione amorosa, in tre persone ma una sola natura; e, quantunque
siano distinte l’una dall’altra, pure sono una cosa sola.
Consideravo
con quanta umiltà e sottomissione dovrebbero stare le anime spose di Gesù. Lui
è tanto innamorato di noi e fa in noi il suo trono dove viene a riposare e si
può dire di un’anima amante: Ave templum totius Trinitatis! Questa è tempio
della SS. Trinità. Qui sì che il Signore mi diede un intimo sentimento e mi
fece conoscere al vivo la mia impotenza e la sua onnipotenza, la mia bassezza e
la sua grandezza, il mio niente ed Esso tutto infinito, onnipotente, incomprensibile
e tutto.
O
Dio! Si andrebbe per tutto il mondo, chiamando gente e cercando anime, perché
tutti e tutte amassero il Sommo Bene, e perché tutti godessero e partecipassero
di questo Dio, Trino ed Uno, tutto amore, infinito, immenso, incomprensibile,
nascosto a tutti e che nessuno ama come si deve. Un poco di amore, quanto gran
bene va scoprendo alle anime! Questo Bene Infinito che è Dio sta per noi ed è
in noi; ma noi viviamo ciechi. Apriamo un poco gli occhi, diamo un’occhiata a
Dio e poi vedremo chi Egli è. Fa impazzire. Io lo sento, lo provo ma non ho
modo di dichiararmi, per manifestare le sue opere. Se fa tanto con me che sono
così ingrata, che farà con le anime sue care, con le anime pure che piacciono
tanto agli occhi suoi? O Dio! mi perdo in Te, e nel volere parlare di Te, fai
impazzire.
Trovandomi
in questo mare d’infinito amore, capisco molte cose che con le sole parole non
posso dir niente. Dio ama per me ed io in Lui, compio l’ufficio di amare, di
lodare, di magnificare, di glorificare ed amplificare le grandezze e le dignità
di tutti i suoi divini attributi; perché Dio stesso compie per me, tutte queste
opere.
Io
poi capisco che quello che fa Dio, è per tutti coloro che vogliono
parteciparne; conosco l’amore che Dio mi porta; e, mentre conosco ciò, il
Divino Amore, mi nasconde in Sè, e mi tiene tutta più nascosta in Sè.
Aveva
ragione S. Pietro di dire, sul monte Tabor: Facciamo qui tre tabernacoli;
perché, come l’anima è assorbita dal Divino Amore, e sente in sè l’amore
divino, questo la unisce talmente con Dio, che fa con Lui una sola cosa. Così, ella non si avvede di essere quaggiù in
terra, ma gli pare di godere lo stesso Paradiso e tutto ciò che godono i Beati.
Ella non desidera nient’altro; ma tornata, in un subito, ai propri sentimenti,
e vedendosi in questa valle di lacrime, le pare nuova ogni cosa, ma niente
“gustevole”, e si sente così sazia di tutto, che tutto le dà nausea.
Il
Signore mi ha fatto conoscere e provare gli effetti sviscerati del suo amore
ardente. Egli è tanto innamorato di me che mi sento abbracciare dal braccio
della misericordia di Dio. Qui ho fortezza e fermezza e mi stabilisco, sempre e
per sempre, legata, regolata, uniforme al volere di Dio. Tutto ciò che capisco
e di cui non posso parlare, mi stringe qui, mi ferma qui, cioè, sempre e per
sempre, nel volere divino.
Io,
come io, non posso niente. Una formica mi getterebbe a terra; ma, stando ferma
in Dio, con fede e speranza in Lui, Lui sarà il vincitore per me. Così ho
compreso che devo sempre esercitare ogni sorta di virtù; perché queste sono le
armi per combattere contro tutto l’inferno; e con fede viva replicare, più
volte: Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?
Gesù
mi ha fatto comprendere che sarà la presente vita come un paradiso anticipato
in terra; perché io devo vivere in Lui e per Lui e, tutta unita a Lui, d’altro
non godrei, altro non possederei che Dio solo.
Mi
è restato un distacco da tutte le cose terrene e un certo lume intimo intorno a
che cosa sono tutte le cose di questa vita. Tutto passa; non è permanente cosa
alcuna. Pare che sia impressa nella mia mente la vita eterna.
(preso qui)
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