martedì 31 ottobre 2017

La sedia vuota



In un villaggio della Spagna, la figlia di un uomo chiese al sacerdote di recarsi a casa sua per un momento di preghiera con suo padre, che era molto malato.

Quando il sacerdote arrivò nella stanza, trovò questo pover'uomo a letto, con due cuscini per tenergli sollevata la testa.

C'era una sedia di fianco al suo letto, per cui il sacerdote pensò che l’uomo sapesse che sarebbe venuto a trovarlo.

"Suppongo che lei mi stesse aspettando!" gli disse.

"No, chi è lei?", chiese l'uomo malato.

"Sono il sacerdote che sua figlia ha chiamato per pregare un po’ con lei. Quando sono entrato, ed ho notato la sedia vuota di fianco al suo letto, ho supposto che lei sapesse che sarei venuto a visitarla!".

"Ah sì, la sedia… Non le spiace di chiudere la porta?" disse l’uomo malato.

Il sacerdote, sorpreso, chiuse la porta.

L'uomo malato gli disse: "Questo non l'ho mai detto a nessuno, ma io ho trascorso tutta la mia vita senza sapere come pregare. Quando andavo in chiesa, ascoltavo con attenzione quello che veniva detto circa la preghiera, su come si deve pregare e sui benefici che essa porta… ma tutto questo… non so… sempre mi entrava da un orecchio e mi usciva dall’altro. E io non sapevo proprio come fare. Per cui, molto tempo fa, abbandonai completamente la preghiera. Ho continuato così, dentro di me, fino a circa quattro anni fa, quando - conversando con il mio migliore amico - mi disse: ‘Giuseppe, la preghiera è semplicemente avere una conversazione con Gesù. Ti suggerisco di fare così: prendi una sedia, ti siedi, e metti un’altra sedia vuota davanti a te. E poi, con la fede, guardi Gesù seduto davanti a te. Non è una scemenza far così, dato che Lui ci disse: «Io sarò sempre con voi». Poi parlaGli ed ascoltaLo, allo stesso modo in cui ora lo stai facendo con me!’.

Così feci una volta, e mi è talmente piaciuto che - da allora - ho continuato a farlo per almeno un paio d'ore al giorno. Naturalmente sto ben attento a non farmi vedere da mia figlia... altrimenti mi rinchiude subito in un manicomio!".

Il sacerdote provò una grande emozione, ascoltando tutto questo, e disse a Giuseppe che ciò che egli stava facendo era molto buono e non avrebbe mai dovuto smettere di farlo. Poi pregò con lui, gli impartì la benedizione e tornò alla sua parrocchia.

Due giorni dopo, la figlia di Giuseppe chiamò il sacerdote per dirgli che suo padre era morto.

Il sacerdote le chiese: "È morto in pace?".

"Sì! Stavo uscendo di casa, verso le due del pomeriggio, e lui mi chiamò a sé. Io andai da lui e lo vidi nel suo letto. Mi disse che mi amava molto, e mi diede un bacio. Quando ritornai dalle commissioni, un'ora dopo, lo trovai già morto. Ma c'è qualcosa di strano nella sua morte: proprio prima di morire, si avvicinò alla sedia che era di fianco al suo letto ed appoggiò la testa su di essa, ed è così che l’ho ritrovato. Cosa può significare, secondo lei, tutto questo?".

Il sacerdote, profondamente commosso, si asciugò lacrime di emozione e le rispose: "Magari tutti noi potessimo andarcene in questo modo!"…

Andrè Frossard


Entrato alle 5,10 in una cappella del quartiere latino di Parigi, per cercarvi un amico, ne sono uscito alle 5 e un quarto in compagnia di una amicizia che non era di questa terra.

Entratovi scettico ed ateo… più ancora che scettico e più ancora che ateo, indifferente e preoccupato di ben altre cose che di un Dio che non pensavo neppure più a negare… In piedi accanto alla porta, cerco con gli occhi il mio amico, ma non riesco a riconoscerlo… Il mio sguardo passa dall’ombra alla luce… dai fedeli, alle religiose, all’altare… Si ferma sulla seconda candela che brucia a sinistra della Croce (ignoro di trovarmi di fronte al Santissimo Sacramento).

E allora d’improvviso si scatena la serie di prodigi la cui inesorabile violenza smantellerà in un istante l’essere assurdo che sono, per far nascere il ragazzo stupefatto che non sono mai stato… Dapprima mi vengono suggerite queste parole "Vita Spirituale"… come se fossero pronunciate accanto a me sottovoce… poi una grande luce,… un mondo, un altro mondo d’uno splendore e di una densità che rimandano di colpo il nostro tra le ombre fragili dei sogni irrealizzati… l’evidenza di Dio… del quale sento tutta la dolcezza… una dolcezza attiva, sconvolgente, al di là di ogni violenza, capace di infrangere la pietra più dura e, più duro della pietra, il cuore umano. La sua irruzione straripante, totale, s’accompagna con una gioia che è l’esultanza del salvato, la gioia del naufrago raccolto in tempo. Queste sensazioni, che trovo fatica a tradurre in un linguaggio inadeguato delle idee e delle immagini, sono simultanee… Tutto è dominato dalla presenza… di Colui del quale non potrò mai più scrivere il nome senza timore di ferire la sua tenerezza, Colui davanti al quale ho la fortuna di essere un figlio perdonato che si sveglia per imparare che tutto è dono».
 



-   Dio esisteva ed era presente, rivelato, mascherato ad un tempo da quella delegazione di luce che senza discorsi né figure dava tutto alla comprensione e all’amore… Una cosa sola mi sorprende: l’Eucaristia; non che mi sembrasse incredibile, ma mi stupiva che la carità divina avesse trovato questo metodo inaudito per comunicarsi, e soprattutto che avesse scelto per farlo, il pane, che è l’alimento del povero e il cibo preferito dei ragazzi…

-   Quando si incontra Dio, la prima scoperta è l'insignificanza di tutte le cose che anche oggi i cristiani, esclusi ovviamente i santi, prendono così ridicolmente sul serio.

-   Il nostro destino non si conclude con questa vita. L'uomo che viene da Dio- Amore, ritorna a Lui, grazie alla fede e alla carità, attraverso la sofferenza e la morte. E questo niente può impedirlo.

-   L'uomo non è solo. Il mondo in cui vive, per quanto bello, non è che un leggerissimo riflesso della immensa realtà momentaneamente invisibile, spirituale, splendente, che lo attraversa, lo avvolge, lo aspetta.

-   Non ho fede in Dio: io l'ho veduto.

-   Non mi sono mai abituato all'esistenza di Dio.

-   Tutta la Verità si trova nella Chiesa Cattolica. La Verità è qualcuno, è Gesù Cristo. Che ci posso fare se il Cattolicesimo è vero, se questa Verità è Cristo che vuole essere incontrato? Siamo noi che abbiamo perso la passione di convincere, di testimoniare, di convertire
 

giovedì 26 ottobre 2017

Io rinuncio alla rabbia ed all'odio

Signore, io rinuncio alla rabbia repressa che porto nel cuore, che nasconde istanze che nemmeno riconosco, ben sepolte dietro una coltre di “socialità”, di “costume”, di “buona educazione”: odio, amarezze, violenze, ingiustizie… tutto mai affrontato, tutto affondato e inabissato nel cuore, un cuore malato.
Da oggi, da questo istante, io rinuncio alle molteplici “sfaccettature” di questo MIO male, che si rivela nel rifiuto di volti e cose, nel rifiuto di relazioni che sono sorgenti segrete di vita e che io trasformo in relazioni mortali.
 
Io rinuncio alla rabbia repressa nei confronti di ………. e da questo momento lo perdono con tutto il cuore (e ripeto questo “io rinuncio, io lascio andare” per ogni volto che mi si agita nei ricordi)
Signore, con le mie sole forze non posso farcela, ma da questo momento, sulla Tua parola “Tu in me ed io in Te” ricevo la tua grazia e la tua misericordia per tutte queste persone che ora benedico una per una, nel tuo Nome.
……., ti benedico,
……., ti benedico,
(… e ripeto la benedizione per ogni volto con cui desidero riconciliarmi)
Signore, abbi pietà di me peccatrice.
“Cosa vuoi che faccia per te?”
Fà che io veda il tuo amore.
Amen

martedì 24 ottobre 2017

Il Crocifisso di Collevalenza


Lo scultore spagnolo Cullot Valera nel 1930 ebbe l'incarico di scolpire un Crocifisso nel quale fosse evidente non tanto lo strazio della croce quanto l'amore che ha portato Gesù sulla croce per annientare i nostri peccati col suo sangue.

Per esprimere questo, Gesù è rappresentato:
1.    ancora vivente; col corpo non straziato né accasciato ma dritto, in atteggiamento di vittima volontaria; col volto che trasfonde tanta serenità pur in mezzo a dolori e sofferenze; con lo sguardo rivolto al cielo mentre dice al Padre: «Perdonali, perché non sanno quello che fanno»; col cuore dipinto sul petto con la scritta Charitas (Amore).
2.    L'ostia dietro alla croce è l'Eucaristia dei nostri altari sui quali ogni giorno il Signore rinnova il sacrificio della croce e dà a noi in cibo se stesso, segno di un amore portato fino all'incredibile.
3.    II globo su cui poggia la croce sta a indicare l'universalità dell'amore salvifico di Dio; Cristo infatti è morto per salvare il mondo intero.
4.    La corona regale sopra il globo ricorda che Cristo è un Re che regna dalla croce perché, attirandoci tutti a Sé con la sua morte e risurrezione, ha fatto di noi il popolo dei figli di Dio, il regno dell'amore e dell'immortalità.
5.    II libro sul lato sinistro è il Vangelo, aperto alla pagina ove si legge: «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato». La pratica del comandamento nuovo`è il segno dell'appartenenza al regno di Dio: «Da questo vi riconosceranno che siete miei seguaci».
Madre Speranza chiese a Gesù un consiglio per trovare un modello e Gesù stesso si preoccupò di indicargli un giudeo "che aveva uno dei corpi più perfetti".

 


venerdì 13 ottobre 2017

Il padre spirituale


PERCHÉ STAI CERCANDO UN PADRE SPIRITUALE?
(don Mauro Bozzola)
 
SITUAZIONI E MOTIVI SBAGLIATI per cercarti un padre spirituale.

Motivo o situazione di partenza
Giusto o sbagliato?
Dove andare
Sei in conflitto con il tuo marito/ moglie/ ragazzo/ ragazza e non sai cosa fare.
Sbagliato.
Tu cerchi uno che ti risolva i problemi, non un prete. Vai da uno psicoterapeuta specializzato sulla relazione di coppia.
Ti senti triste e incompresa, non sei soddisfatta della tua vita e cerchi consolazione
(di solito è una donna che, in questa situazione, cerca un prete).
Sbagliato.
Tu cerchi un consolatore, non un prete. Vai dalla parrucchiera o da un massaggiatore, che ti sa ascoltare, ti capisce bene e ti consola con un bella messa in piega o un buon massaggio. Il prete non ha tempo, deve fare il prete, non il consolatore.
Hai un problema di insoddisfazione profonda rispetto alla tua vita, alla tua giornata, alle tue cose.
Sbagliato.
Un prete non può rispondere a questa tua situazione. Iscriviti a un sano corso di catechesi, per esempio al corso dei dieci comandamenti.
Dopo un paio d’anni di ascolto, va pure da un prete. Se ci vai prima, non serve a niente. Perdi tempo tu e lo fai perdere al prete.
Ti senti solo e ti pare che nessuno ti capisca.
Sbagliato.
Tu cerchi un amico, non un prete. Iscriviti a un club, per esempio al Milan club o al club dei ciclisti della domenica e vai a fare qualche gita.
 

In pratica, cosa non chiedere ad un padre spirituale?

– consolazione;
– di essere capito/a;
– che diventi tuo amico;
– che risolva le tue questioni o problemi, per cui hai bisogno di sentirlo al sorgere di ogni nuova difficoltà.
Stai cercando una realtà che non esiste, e stai creando una dipendenza dannosa;
– che ti cerchi, ti mandi sms, risponda alle tue mail;
– che sia sempre disponibile ai tuoi bisogni;
– che sappia tutto di te (per cui devi raccontargli ogni dettaglio della tua esistenza, delle tue giornata, ogni cosa che ti passa per la testa);
– che ti risolva i conflitti personali, di coppia e relazionali (non è uno psicologo)
Certe cose non si risolvono: si impara a conviverci nel Signore, o si superano o si gettano via semplicemente.

 Alle volte è molto più semplice di quanto ami raccontarti, soprattutto se sei abituato a piangerti addosso!
Se cerchi queste cose, Il prete di deluderà, perché non può darti quello che cerchi!
Lui è un prete, e se ha imparato bene a essere prete, prima o poi ti manderà via.


 

SITUAZIONI INTELLIGENTI e MOTIVI GIUSTI per cercare un padre spirituale

Motivo o situazione di partenza
Giusto o
sbagliato?
Vai pure dal prete
Hai cominciato a conoscere il
Signore, ma non sai come stare
alla sua presenza.
Giusto.
Un prete può aiutarti a imparare a pregare: come si prega, quanto e quando.
Anche se cerchi di vivere una
vita cristiana, alle volte hai una
strana tristezza interiore.
Giusto.
Un prete può aiutarti a conoscere la vita spirituale: come parla il Signore, come parla il nemico; cosa fare quando parla il nemico,
come crescere alla presenza del Signore.
Hai incontrato il Signore e ti stai interrogando su alcune cose
della tua vita: la tua vocazione, il rapporto con i soldi, con il tuo
tempo … e hai bisogno di
confrontarti
Giusto.
Sei in ricerca vocazionale, oppure il Vangelo ti sta interrogando su alcuni aspetti della tua esistenza. Il Prete può darti una mano.
 

Cosa quindi chiedere ad un sacerdote nella direzione spirituale?

• Che ti insegni a pregare.
• Che ti alleni all’arte del discernimento: capire come agisce il Signore nella tua vita, come ti
tenta il nemico, e dopo aver imparato a capire e riconoscere, imparare ad “agire” secondo la legge dell’amore, che è obbedienza la Vangelo.
• Che ti aiuti a stare nell’obbedienza della Chiesa, Corpo di Cristo, unico luogo dove puoi concretamente incontrare il Dio che si è rivelato in Gesù, che è la via, la verità e la vita. Quello
che pensi tu è un’opinione, la tua, non la verità, e di solito il tuo punto di vista è abbastanza
approssimativo, se non addirittura sbagliato.
Abbi l’umiltà di metterti in ascolto della Chiesa, senza pretendere sempre che ciò che pensi tu sia la verità.
La verità esiste, e di solito non coincide con la tua opinione.
• Che celebri per te la confessione sacramentale.
• Che ti aiuti ad attraversare con il Signore Gesù momenti complicati della tua esistenza. Ma
per far questo devi conoscerlo il Signore Gesù, o desiderare di conoscerlo.

 

Come funziona un colloquio spirituale

• Di solito, ci si trova con il padre spirituale ogni mese e mezzo.
• L’incontro dura una mezz’oretta, in casi particolari anche qualcosa di più, ma non deve mai
superare i 40/45 minuti. Diventa dannoso, e crea dipendenze inutili.
• Devi prepararti, sapere di cosa vuoi parlare. Se vai senza sapere cosa dire, perdi tempo tu e
lo fai perdere al prete. Il tempo è prezioso, non va sprecato.
• Ogni volta, è utile fermarsi su uno, al massimo due temi o questioni.
Non devi raccontare tutta la tua vita al padre spirituale (se questo fosse necessario, dovresti incontrarlo almeno tre volte alla settimana), ma solo qualche fatto concreto che esemplifichi il tema che vuoi affrontare.
Qualche volta, invece, sono le “urgenze del momento che stai vivendo” a decidere di cosa parlare.
• Se hai ricevuto dei “compiti”, delle cose su cui riflettere o esercitarti, è utile cominciare da
questi. Ricordali tu al padre spirituale, che potrebbe non avere presente il punto di cui hai
parlato la volta precedente. Se non li hai svolti, i compiti, non importa. Capita, e capitano
anche periodi infecondi, duri, difficili, di “deserto”. Ma se i compiti che ti vengono affidati non li
svolgi mai, cosa ci vai a fare da un padre spirituale?
• Il colloquio spirituale va distinto dalla confessione, che va fatta prima o dopo. Sei tu che devi
chiederla.
Se non sai confessarti, chiedi che ti venga insegnato.
La confessione è un Sacramento, un incontro tra il tuo peccato e l’amore di Dio, che diventa
sempre più vero man mano che lo sperimenti (nella confessione, appunto); un atto puntuale,
breve (4/5 minuti), non una discussione o un approfondimento di temi.
Ti confessi non perché “te la senti”, ma perché è necessario.

 

Il prete potrà aiutarti, ma sono necessarie alcune altre cose:

• Una Chiesa concreta in cui inserirti: una comunità, che non coincide con la partecipazione alla Messa parrocchiale della domenica, che resta sì il centro della tua vita cristiana, ma risulta spesso essere anche una presenza (la tua) in una massa anonima.
Hai bisogno di trovare una piccola comunità (dalle 10 alle 40 persone al massimo) con cui ritrovarti settimanalmente per
pregare, con cui crescere nella comprensione delle cose cristiane (si chiama catechesi), con cui
imparare a confrontarti con il Vangelo, a fare la carità, l’evangelizzazione, con cui vivere una
reale fraternità nel Signore…
Non si è mai cristiani da soli, non lo si diventa da soli, e non si cresce da soli!
• Devi metterti in stato di “lavoro”: non si cresce spontaneamente e di colpo, ma con la fatica e a piccoli passi. È necessario imparare ad accettare dei compiti da svolgere, su cui di volta in volta confrontarsi

(preso qui)

mercoledì 11 ottobre 2017

Preghiera all'Angelo Custode

Angelo custode della mia anima, che Dio mi ha inviato come compagno sulla terra, proteggimi dalle trappole del maligno e aiutami a camminare sempre come figlio di Dio, mio Creatore.

Angelo custode della mia anima, la cui conoscenza perfetta serve ciò che è vero, liberami da inganni e tentazioni. Aiutami a conoscere la verità e a vivere sempre in essa.

Angelo custode della mia anima, che lodi Gesù Cristo, l’unico Figlio di dio, che ha sacrificato la sua vita per amor nostro, vieni e sii il mio sostegno man mano che apprendo le vie dell’amore divino, della generosità del sacrificio, della mansuetudine e dell’umiltà di cuore.

Ti rendo grazie, mio amico celeste, per la tua cura vigilante perenne. Nel momento della mia morte portami in cielo, dove l’unico e vero Dio, che è la luce, la verità e l’amore, vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen.

(preso qui)

mercoledì 4 ottobre 2017

Le vicissitudini del desiderio umano - di Stanislaw Grygiel


Meditazione su Socrate

"Che cosa, Socrate, ad Atene hai fatto loro, se ti hanno innalzato un monumento d'oro, dopo averti avvelenato?..."
                                                                             C.K. Norwid, Che cosa, Socrate

Socrate era un aristocratico, amava cose inutili, lontane, quelle che le masse e i politici disprezzano. Dava, invece, scarsissima importanza agli oggetti dai quali la gente fa dipendere il proprio destino. Per questo Socrate era libero come pochissimi lo sono. Non si piegò davanti alla forza delle cose immediate. Il verdetto dei giudici, con il quale lo condannarono a morte, distrusse loro e non il Saggio di Atene. Essi ne erano coscienti sin dall'inizio; il processo e la condanna di Socrate devono aver scosso gli ateniesi, dato che dal 399 Le Nuvole di Aristofane non sono state più messe in scena.

Socrate si rendeva perfettamente conto di vivere nella caverna degli schiavi, allegoria di quanti, incatenati alle loro opinioni e ai loro pre-giudizi, riducono la conoscenza ai ragionamenti che identificano con i calcoli.

Costoro, non essendo sicuri del valore conoscitivo di tali operazioni, accettano come verità nella vita sociale ciò che risulta dal sorteggio oppure dalla votazione. Calcolano perfino l'uomo, come se fosse oggetto tra gli altri oggetti: accettando come norma inviolabile il responso della "maggioranza" si attinge l'energia indispensabile per poter continuare a calcolare... In tal modo, poiché nella caverna la verità degli esseri è sostituita dalle loro ombre, tutto degenera in politica, che a sua volta diventa demagogia di chi aspira al potere. Nella caverna politica dominano coloro che sono capaci di conquistare il cosiddetto consenso; per poterlo ottenere, si adeguano alle voglie più immediate delle masse o dei forti nel calcolare. Spesso questa relazione sociale "demagogo-popolo" viene chiamata democrazia.

Dove non c'è la verità, la cui conoscenza darebbe ragione a chi la conosce anche se fosse solo contro tutti, la quantità governa ogni cosa e tutto viene misurato con il criterio della quantità.

Laddove non c'è la verità, non c'è neppure il bene, sostituito dalla forza come principio di soluzione delle controversie.