Rimarrà la putrefazione universale.
E’ necessario richiamare alla memoria l’importanza infinita d’un’anima viva; importanza tale, che, l’indomani d’un cataclisma, un solo uomo risparmiato basterebbe a rappresentare provvisoriamente una generazione.
E’ necessario richiamare alla memoria l’importanza infinita d’un’anima viva; importanza tale, che, l’indomani d’un cataclisma, un solo uomo risparmiato basterebbe a rappresentare provvisoriamente una generazione.
Questo, non c’è bisogno di dirlo, dev’essere inteso in senso spirituale.
La popolazione del globo è valutata da mille e quattro a mille e cinquecento milioni d’individui.
Quante anime realmente vivono in questo brulichìo d’esseri umani?
Una ogni centomila, forse, od una ogni cento milioni.
Non si sa.
Vi sono uomini superiori, uomini anche di genio, se volete, la cui anima non è stata investita dal soffio della vita e che muoiono senza aver vissuto.
Un cuore semplice dirà ogni giorno, piangendo d’angoscia: «In che rapporti sono io con lo Spirito di Dio, con lo Spirito Santo? Vivo io veramente o sono un morto da portare alla sepoltura?».
E’ spaventoso pensare che viviamo in mezzo a una folla di morti che crediamo essere vivi; che l’amico, il compagno, il fratello forse, che ho visti questa mattina e che rivedrò questa sera, hanno una vita soltanto organica, una sembianza di vita, una caricatura d’esistenza, e che in realtà essi si distinguono appena da coloro i quali si squagliano nelle tombe.
E’ intollerabile ammettere, ad esempio, che si possa esser nati da un padre e da una madre che non erano vivi; che questo prete, qui all’altare, non è forse molto diverso da un morto, e che il Farmaco d’immortalità, il Pane che egli ha consacrato affinché la vostra anima ne riceva la vita eterna, egli sta per darvelo con una mano di cadavere, pronunziando con voce defunta le sante parole della liturgia!
Eppure si muovono e agiscono, tutti questi fantasmi, con una regolarità perfetta.
La Messa di questo prete è valida quanto quella d’un santo.
L’assoluzione che egli dà ai peccatori è certa.
La forza del suo ministero soprannaturale perdura fino a tanto che la morte non abbia definitivamente trionfato su di lui.
E così è per tutti i mezzi morti che ci vanno d’attorno e che noi siamo costretti a chiamare, anticipatamente, defunti.
Si continua meccanicamente ad agire e finanche a pensare con un’anima priva di vita.
Un corpo vigoroso e fiorente può essere il tabernacolo di un’anima putrefatta.
Nulla è meno vero di quest’orribile realtà.
Si sa di santi che ebbero il terrificante privilegio di distinguere all’odore le anime.
La pastora della Salette, Melania, ne fu soffocata, si dice, tutta la vita.
Penitenza infernale che ella accettò e che non si può considerare senza spavento.
La putrefazione universale, conseguenza dei paurosi castighi che spopolerebbero una parte della terra, s’intenda dunque come putrefazione delle anime.
Qualche raro amico di Dio deve sentire già fin da adesso qualche cosa dell’orribile odore.
Certamente questa guerra interminabile provocata dai demoni ha talmente avvilito i caratteri, che si può dire che tutti i cuori striscino per terra.
Mentre gli uni si fanno massacrare, a fine di salvare quanto è possibile del patrimonio dei secoli, gli altri, in numero infinito, si costruiscono, con i grumi disseccati del sangue delle vittime, case comode e agiate.
L’avarizia più feroce, la cupidigia più insolente si sono insediate così integralmente in luogo di tutto quel che costituiva l’onore del popolo, che ci si gloria di far fortuna assassinando la patria già mutilata.
Viene rispettato tutto quello che è materialmente vantaggioso.
Il tradimento stesso, attuato con profitto dai furbi, è un’aureola; e la ghigliottina piange.
Bisognerebbe esser privi di ragione quanto di fiuto per non sentire che il corpo sociale tutto quanto è una carogna simile a quella di Beaudelaire, «da cui uscivano neri battaglioni di larve» e di cui « il lezzo era sì forte che, sull’erba, l’amata credette di svenire».
Quest’abominio, che non può più essere scongiurato che col fuoco, aumenta ogni giorno con paurosa rapidità.
E ci si avvezza: la vigliaccheria degli uni si fa complice della scellerataggine degli altri, mentre coloro che dovrebbero esserne più inorriditi si rassegnano in silenzio, incrociando le braccia, al sudiciume e alla corruzione.
Siamo alla bancarotta delle anime, al deficit irreparabile della coscienza cristiana.
E’ dunque più che evidente che Dio sarà presto costretto a rinnovare ogni cosa, perché così, in verità, non è più possibile vivere a lungo.
Tutti quelli fra i nostri morti che sono entrati da vittoriosi nella vita eterna e tutti i vecchi santi della Francia, ove da tanti secoli sono onorati, non tollererebbero che si compisse l’intossicazione di una terra che fu data a Gesù Cristo in dote specialissima. Essi intraprenderebbero non so che cosa. Vedremmo cose da fare tremare o piangere d’amore, cose certamente inaudite e che nessuno avrebbe potuto prevedere, indizi certi dell’avvento inimmaginabile.
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