VIA CRUCIS 1991
Colosseo
PREGHIERA
INIZIALE
Nel
nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo.
Amen
Fratelli
e sorelle, nella narrazione evangelica della Passione, uomini e donne del tempo
di Gesù partecipano con grave responsabilità alla condanna e alla morte
dell'Innocente, o con amorosa compassione al dolore e alla sofferenza del
Giusto.
Il
loro comportamento ispira la nostra meditazione orante mentre ripercorriamo con
il Cristo il cammino della Croce, che conduce alla sua morte dolorosa e gloriosa.
Il
loro comportamento ci interpella oggi di fronte alla passione del Figlio
dell'uomo, che continua nel dolore dell'umanità e di tutta la creazione.
La
Croce gloriosa di Cristo illumini di speranza il cammino verso la salvezza.
Preghiamo.
Dirigi,
Padre,
con la
luce della tua grazia
i
nostri passi sulla via della Croce,
perché,
camminando sulle orme di Cristo,
giungiamo
alla tua dimora di gloria,
dove
Egli ha preparato un posto per noi.
A te,
Padre,
per
Cristo, nello Spirito,
ogni
onore e gloria
nei
secoli eterni.
Amen.
PRIMA STAZIONE
Gesù nell'orto degli ulivi
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Giunsero
a un podere chiamato Getsemani. Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e
disse loro: « La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate ».
Andato un po' innanzi si gettò a terra e pregava: « Abbà, Padre! Tutto è
possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma
ciò che vuoi tu » (Mc 14, 32-36).
MEDITAZIONE
Gesù è
là, solo, nel giardino che odora di ulivo. Si è gettato a terra e ha allargato
le braccia per unire i due estremi, distanti un abisso, della disperazione e
della speranza.
Getsemani,
ora della paura e dell'angoscia,della tristezza e del sudore di sangue, degli
amici che si addormentano e non comprendono.
Getsemani,
ora
della tentazione suprema: riprendersi subito la gloria divina di Figlio e
abbandonare la causa dell'uomo.
Getsemani,
ora
della preghiera intensa e del dialogo filiale, dell'accettazione, nell'amore,
del calice amaro.
Per
l'agonia del Getsemani si riapre - testimoni gli ulivi - la porta dell'antico
giardino e trabocca di speranza il calice della passione dell'uomo.
ORAZIONE
O
Amico degli uomini,
che nel
giardino degli ulivi sei la speranza oltre ogni speranza: a te la nostra
riconoscenza e la nostra supplica.
R.
Kyrie, eleison.
O
Amico degli uomini,
il tuo
abbandono alla volontà del Padre
incoraggia
le nostre scelte evangeliche
tra le
difficoltà della vita.
R.
Kyrie, eleison.
O
Amico degli uomini,
rendici
forti nel cammino di fede, intrepidi nel donare la vita per amore della Vita.
R.
Kyrie, eleison.
Gloria
e lode a te, o Cristo, fedele nella prova, sorgente di speranza e di
riconciliazione per ogni vivente.
R.
Amen
Pater
noster, qui es in cælis,…
Stabat
Mater dolorosa
iuxta
crucem lacrimosa,
dum
pendebat Filius.
SECONDA STAZIONE
Gesù, tradito da Giuda, è arrestato
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Arrivò
Giuda e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti,
dagli scribi e dagli anziani. Gli si accostò dicendo: « Rabbì » e lo baciò.
Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono (Mc 14, 13. 45-46).
MEDITAZIONE
Era
notte quando Giuda abbandonò la stanza alta della Cena e s'immerse nel buio del
tradimento.
La
violenza di spade e bastoni e il bacio dell'inganno avvolgono il Figlio
dell'uomo,
il
Maestro dell'amore più grande e della verità che conduce alla vita.
Egli
si consegna per adempiere le Scritture; si consegna per prolungare il dono
della Cena.
Nel
cuore del tradimento si rivela il paradosso di Dio, il disegno supremo del suo
amore.
Come
sta scritto:
«
Forte come la morte è l'amore,
tenace come gli inferi è la passione » (Ct 8,
6).
E
quando il nemico e la violenza sembrano prevalere, la vita donata per amore
diventa seme di salvezza e di rinnovata speranza.
ORAZIONE
Tu
sei, Gesù,
maestro
di vita anche di fronte al tradimento e al sopruso;
maestro
di compassione, sicuro della fedeltà del Padre, malgrado l'inganno e l'odio
umano.
Il
getsemani del mondo si illumina della tua fortezza e nuovo vigore riprende il
cuore pavido e vacillante.
Sostienici
con il tuo Spirito: smaschera il mistero di Giuda che portiamo nella nostra
carne e perpetuiamo nella nostra storia; donaci la certezza che solo amore e
gratuità liberano e salvano.
Tu,
Signore Gesù,
vivi e
regni nei secoli eterni.
R.
Amen
Pater
noster, qui es in cælis….
Cuius
animam gementem
contristatam
et dolentem
pertransivit
gladius.
TERZA STAZIONE
Gesù è condannato dal sinedrio
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
I capi
dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per
metterlo a morte, ma non la trovavano. Il sommo sacerdote interrogò Gesù
dicendo: « Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto? ». Gesù rispose: « Io
lo sono! ». Tutti sentenziarono che era reo di morte (Mc 14, 55.60-61. 62.64).
MEDITAZIONE
Nel
sinedrio - casa del diritto, del sacerdozio, della saggezza - Gesù è giudicato
reo di morte: offeso il Santo di Dio, condannato il Giusto.
Gesù,
un innocente condannato: lungo i secoli si riconoscono in lui,interminabile
teoria, le vittime tutte dei tribunali vili e corrotti.
Gesù,
un innocente condannato:
il suo silenzio mite e libero - « maltrattato
non aprì la sua bocca » (Is 53, 7) - è voce che denuncia ancora le sentenze
ingiuste, il calcolo che soffoca la verità, l'arbitrio che prevale sull'equità.
Gesù,
un innocente condannato: in lui e per lui, nell'abisso dell'ingiustizia, risplende
la superna giustizia: fare di ogni uomo un figlio del « Dio benedetto »; e si
disvela la vera bestemmia: profanare la dignità dell'uomo e attentare alla sua
libertà.
ORAZIONE
Gesù,
per la
parola violenta che ti ha colpito, rendi mite e paziente la nostra parola.
R. Kyrie,
eleison.
Gesù,
per il
grido blasfemo che ti rifiuta,
rendi
la nostra parola strumento di comunione e di concordia.
R.
Kyrie, eleison.
Gesù,
per la
sentenza iniqua che ti condanna a morte, donaci di udire, nel giorno della tua
gloria, una sentenza di grazia e di perdono.
R. Kyrie,
eleison.
Gloria
e lode a te, o Cristo, venuto non per giudicare ma per salvare:
in te la nostra speranza di vita e di pace.
R.
Amen.
Pater
noster, qui es in cælis…
O quam
tristis et afflicta
fuit
illa benedicta
Mater
Unigeniti!
QUARTA STAZIONE
Gesù è rinnegato da Pietro
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Per la
seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che
Gesù gli aveva detto: « Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per
tre volte ». E scoppiò in pianto (Mc 14, 72).
MEDITAZIONE
Rinnegato
dal discepolo ardente, rigettato dalla prima pietra che aveva scelto per
edificare la sua Chiesa, Gesù appare sempre più solo nel gorgo della violenza e
della morte.
Mentre
la Verità è proclamata,nonostante le trame del sinedrio, si prolunga ad opera
dell'apostolo, il rinnegamento dei concittadini, il rifiuto dei parenti, l'abbandono
dei discepoli.
Pietro,
tu ricordi alle generazioni la fragilità e la responsabilità delle creature e
delle istituzioni di fronte alla violenza e al potere dispotico.
Ricordi
ancora, con il tuo pianto segreto,
che
Gesù il Nazareno è più grande di ogni rinnegamento; il suo sguardo è motivo di
speranza per il cuore che, pentito, non si chiude nello scoraggiamento e nella
disperazione.
ORAZIONE
Grazie,
Gesù, per lo sguardo che hai rivolto a Pietro nell'ora oscura del rinnegamento.
Alla
luce dell'alba, per il tuo sguardo, il volto del pescatore si inonda di pianto:
hai
riannodato nel silenzio il filo spezzato dalla parola spergiura; hai ridato
vigore alla roccia divenuta fragile; hai riacceso la fiamma spenta del
discepolo ardente.
Guarda
anche noi, Gesù, nell'ora della paura e della fragilità, perché il pianto del
pentimento, quale battesimo nuovo,renda nuova la nostra professione di
fede,nuovo il nostro impegno di amore.
Tu,
Signore Gesù, vivi e regni nei secoli eterni.
Amen.
Pater
noster, qui es in cælis…
Quae
maerebat et dolebat,
pia
Mater, dum videbat
Nati
poenas incliti.
QUINTA STAZIONE
Gesù è giudicato da Pilato
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
La
folla gridò più forte: « Crocifiggilo! ». E Pilato, volendo dar soddisfazione
alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo
consegno perché fosse crocifisso (Mc 15, 14-15).
MEDITAZIONE
Gesù è
innocente.
Pilato
l'ha compreso.
Sa che
i sommi sacerdoti lo hanno consegnato per invidia.
Ma non
sa spiegarsi in che modo sia re quell'uomo povero e mite che gli sta davanti.
È
pieno di stupore.
Vorrebbe
liberare Gesù.
Ma
incalza il grido della folla sobillata: «Crocifiggilo!».
Urlo
di tutti i tempi, in cui ognuno riconosce la propria voce.
Invidia
dei sacerdoti, ostilità del popolo manipolato, viltà di un politico che non
assume la sua responsabilità: così Gesù viene consegnato alla morte e Barabba,
l'omicida, è liberato.
Barabba:
la condanna di Gesù vale la sua libertà. Egli è già frutto della passione di
Cristo. Barabba libero!
Si
dilata la passione del «Figlio dell'uomo», perché ogni uomo diventi «figlio di
Dio» e, camminando nella speranza, giunga a più alta libertà.
ORAZIONE
Signore
Gesù, che, venuto per salvare e non per condannare, accetti con amore il
giudizio di condanna: a te la nostra riconoscenza e la nostra supplica.
R.
Kyrie, eleison.
Signore
Gesù, la tua mitezza e umiltà
di
fronte alla condanna di morte, conforta il cuore nella persecuzione sopportata
per il tuo nome.
R.
Kyrie, eleison.
Signore
Gesù,liberaci dall'infierire contro il figlio dell'uomo; dal lavarci le mani
nella viltà e nell'ipocrisia di fronte all'innocente e all'indifeso.
R.
Kyrie, eleison.
Gloria
e lode a te, o Cristo, giusto tra gli ingiusti, presenza che riconcilia e
conduce a libertà.
Amen.
Pater
noster, qui es in cælis…..
Quis
est homo qui non fleret,
Matrem
Christi si videret
in tanto
supplicio?
SESTA STAZIONE
Gesù è flagellato e coronato di spine
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
I
soldati, dopo aver intrecciato una corona di spine, la misero sul capo di Gesù.
Cominciarono poi a salutarlo: « Salve, re dei Giudei! ». E gli percuotevano il
capo con una canna, gli sputavano addosso (Mc 15, 17-19).
MEDITAZIONE
Incoronato
del dolore dell'umanità, sferzato dal peccato del mondo, Gesù, silenziosamente,
accetta il dileggio e lo scherno.
Nell'incomprensione
più assoluta, egli è re di verità, quella verità che annulla l'illusione di un
Messia potente e vendicatoree lo rivela servo della vita,
come sta scritto:
«
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire ...
egli si è caricato delle nostre sofferenze, e si è addossato i nostri dolori »
(Is 53, 3-4).
Re
perché serve,
re
perché assume il limite della condizione umana e le infonde un significato di
speranza e di salvezza.
In
lui, ciò che il mondo ritiene stolto, debole, ignobile, non può essere ormai
più disprezzato: è sapienza e potenza di Dio.
ORAZIONE
Salve,
Re pacifico,
salve,
servitore della vita.
La tua
passione converta, finalmente, i nostri cuori: doni la forza di spezzare
la
catena di complicità che tutti rende responsabili del ritardo del Regno.
Illuminati
dalla Verità che risplende e libera, ti chiediamo di riconoscere in ogni uomo
il tuo volto, in ogni povero e perseguitato la tua presenza, in ogni operatore
di giustizia e di pace il fratello chiamato ad essere figlio di Dio.
Tu,
Signore Gesù, vivi e regni nei secoli eterni.
R.
Amen.
Pater
noster, qui es in cælis…
Quis
non posset contristari,
Christi
Matrem contemplari,
dolentem
cum Filio?
SETTIMA STAZIONE
Gesù è caricato della croce
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Dopo
averlo schernito lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi
lo condussero fuori per crocifiggerlo (Mc 15, 20).
MEDITAZIONE
I
soldati si sono presi burla di lui.
Ma ora
basta con il gioco.
È
stato condannato a morte:
si
esegua la sentenza.
Gli
ridanno le vesti,
lo
caricano della croce.
Ora
Gesù è veramente il maestro che precede i suoi discepoli, il sacerdote che sale
l'altare del sacrificio, l'agnello che porta su di sé il peccato del mondo.
Con la
croce sulle spalle Gesù va «fuori»:
come
proscritto che esce dalle mura della città, come capro espiatorio allontanato
dall'accampamento, come il figlio della parabola cacciato fuori dalla vigna e
ucciso.
Con la
croce, fuori.
Allora,
dietro Gesù, comincia il grande ritorno dell'uomo nella casa del Padre.
Con la
croce, fuori.
Camminando
verso il Golgota, Gesù indica all'uomo smarrito la via della salvezza.
Con la
croce, fuori.
Gesù è
là, in attesa dell'ultimo uomo, per portare con lui il peso della vita.
ORAZIONE
Gesù,
maestro di verità, carico della croce ascendi il monte della rivelazione
superna: disvela a tutti i popoli il mistero della salvezza.
R. Kyrie,
eleison.
Gesù,
sacerdote santo, carico della croce ascendi il colle del sacrificio: unisci
alla tua oblazione il travaglio di tutte le nazioni.
R.
Kyrie, eleison.
Gesù,
buon pastore, carico della croce
ascendi
la santa montagna: raduna tutte le genti presso l'albero della vita.
R.
Kyrie, eleison.
Gloria
e lode a te, o Cristo: la tua croce indica il cammino della vita, segna il
traguardo della speranza.
Amen.
Pater
noster, qui es in cælis…
Pro
peccatis suae gentis,
vidit
Iesum in tormentis,
et
flagellis subditum.
OTTAVA STAZIONE
Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la
croce
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Costrinsero
un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, a
portare la croce (Mc 15, 21).
MEDITAZIONE
Primo
di una moltitudine di futuri discepoli, il Cireneo, uomo straniero, è costretto
a portare la croce di Gesù fino al Golgota.
Silenziosamente
entra nel dramma della passione e diventano vere per lui le parole del Maestro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e
mi segua» (Mc 8, 34).
Croce
imposta dalla violenza;
croce
inflitta dagli avvenimenti;
croce
improvvisa che coglie, improvvisamente,
quasi
sempre, il cireneo.
Non
c'è sicurezza alcuna nel seguire Gesù. Non si sa quando termina la strada che
sale, via crucis di molteplici incognite.
Unica
è la speranza. Nell'itinerario doloroso, i cirenei della vita non sono soli: il
Figlio dell'uomo su cui si chinano o per cui si chinano, li accompagna verso la
redenzione.
ORAZIONE
Gesù,
sulle
spalle del Cireneo, la tua croce;
e
sulle tue spalle, ormai libere, le croci di tutti gli uomini, di ieri, di oggi,
di sempre.
Signore,
ti preghiamo: tu in noi e noi in te; nella tua croce le nostre croci, perché
uno sia il peso dell'umana fatica, uno l'amore che lo sostiene; uno il cammino
del dolore che, nella fede e nella speranza, diviene, per tua grazia, sentiero
di comunione e di pace.
Tu,
Signore Gesù,
vivi e
regni nei secoli eterni.
Amen.
Pater
noster, qui es in cælis…
Tui
Nati vulnerati,
tam
dignati pro me pati,
poenas
mecum divide.
NONA STAZIONE
Gesù incontra le donne di Gerusalemme
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Lo
seguivano una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano
lamenti su di lui. Ma Gesù disse: « Figlie di Gerusalemme, non piangete su di
me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli » (Lc 23, 27-28).
MEDITAZIONE
Sulla
via del Calvario le figlie di Gerusalemme piangono la sorte di Gesù:
sono
consapevoli dell'ingiustizia che si sta compiendo contro il Figlio di Maria.
Si
battono il petto e fanno lamento.
Sono
sconvolte le loro viscere di madri: i loro figli hanno condannato il « Figlio
dell'uomo
».
Lo
sguardo di Gesù incrocia lo sguardo delle donne in pianto. Ad esse egli svela
il senso della sua morte: non devono piangere su di lui, la sua morte sarà
sorgente di vita.
Devono
piangere su loro stesse e sui loro figli. Devono piangere, come egli stesso ha
pianto, su Gerusalemme, la città
amata,
che non ha conosciuto la «via
della
pace».
Gesù,
figlio della Vergine, è il legno verde che brucia di amore perché il legno
secco
- i
figli delle donne di Gerusalemme - rifiorisca ammorbidito dalle lacrime del
pentimento.
ORAZIONE
O
Compassionevole,
che
porti su di te il peccato del mondo e hai compassione delle creature: a te la
nostra riconoscenza e la nostra supplica.
R.
Kyrie, eleison.
O Compassionevole,
la tua
passione illumina il mistero della vita e svela agli occhi e al cuore la
passione dell'umanità.
R.
Kyrie, eleison.
O
Compassionevole,
continua
a far risuonare alla nostra coscienza l'ammonimento rivolto alle donne sulla
via dolorosa perché costruiamo con te la via della pace.
R.
Kyrie, eleison.
Gloria
e lode a Te, o Cristo, immagine misericordiosa del Padre, che porti la vita in
abbondanza.
R.
Amen.
Pater
noster, qui es in cælis…
Eia
Mater, fons amoris,
me
sentire vim doloris
fac,
ut tecum lugeam.
DECIMA STAZIONE
Gesù è crocifisso
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Lo
crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che
ciascuno dovesse prendere (Mc 15, 24).
MEDITAZIONE
L'ora
annunciata e attesa è giunta. L'ora anticipata per amore a Cana rivela
pienamente il disegno del Padre.
Gesù
crocifisso, innalzato tra cielo e terra, è follia per la ragione umana,
scandalo per la fede antica: la croce è crudezza ed orrore, efferatezza e
ignominia, luogo in cui, atrocemente, muore il Figlio di Dio incarnato.
Nessuno
osi violare o velare l'atrocità del dolore.
Luogo
in cui si rivela l'amore e sgorga la vita in abbondanza, icona della
misericordia senza confine, oltre ogni attesa umana.
O
croce di Cristo,
che
splendi tragica e pur luminosa nella notte della passione dell'uomo: alla tua
luce s'illumina ogni cammino oscuro del dolore.
O
croce di Cristo,
che
t'innalzi sul luogo del cranio e fecondi le ossa aride dell'umanità decaduta,
tu mostri il più bello tra i figli dell'uomo che, libero dalle logore vesti
tirate a sorte, riconduce l'uomo allo splendore della
prima
origine.
O
croce di Cristo,
unica
speranza, àncora sicura nei marosi della vita.
ORAZIONE
Cristo
Gesù,
nato
dalla Vergine Maria,
fratello
nostro:
sulla
croce ti riconosciamo Figlio di Dio, ti proclamiamo autore della
riconciliazione fra cielo e terra, ti invochiamo Salvatore e Redentore.
Ascolta
la preghiera della Chiesa nata dal tuo fianco: rinnova la sua vita, feconda la
sua missione perché collabori con te per annunciare al mondo la speranza del
Regno che viene.
Tu,
Signore Gesù,
vivi e
regni nei secoli eterni.
Amen.
Pater
noster, qui es in cælis…
Fac ut
ardeat cor meum in amando Christum Deum, ut sibi complaceam.
UNDICESIMA STAZIONE
Gesù promette il suo regno al buon ladrone
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Uno dei
malfattori appesi alla croce insultava Gesù. Ma l'altro lo rimproverava: «
Neanche tu hai timore di
Dio?
». E aggiunse: « Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno » (Lc 23,
39-40. 42).
MEDITAZIONE
Le
mani di Gesù e del ladrone sono inchiodate: non possono stringersi in un gesto
di amicizia e di pace.
Ma lo
sguardo è libero: il ladrone scopre nel corpo piagato di Gesù il mistero della
sua gloria regale; Gesù scorge nelle fattezze del malfattore l'immagine
gloriosa del Padre.
E
libera è la voce dei due morenti.
Il malfattore supplica: «Ricordati di me
quando entrerai nel tuo regno»; Gesù risponde: «Oggi sarai con me nel paradiso».
Amico
dei pubblicani, Gesù alloggiava talora presso di loro.
A Zaccheo,
uomo di frode, un giorno aveva detto: «Scendi subito,
perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,
5).
Ma
ora, dove andare? Quel ladro crocifisso non ha casa e neppure Gesù ha dove
posare il capo, ma sa da dove è venuto e dove ritorna. Perciò dice al compagno
di condanna: «Vieni con me, oggi, nella casa del Padre mio ».
ORAZIONE
Gesù, è
giunta l'ora del segno di contraddizione, l'ora in cui si disvelano i pensieri
del cuore: del malfattore che ti insulta, del malfattore che si affida a te.
Con il
buon ladrone ti diciamo: nell'ora dell'angoscia e della tribolazione, delle
tenebre e dell'iniquità:
R.
Gesù, ricordati di noi.
Nell'ora
delle inutili stragi, dell'odio e della discordia:
R.
Gesù, ricordati di noi.
Nell'ora
della menzogna e del disprezzo della vita, nell'ora dell'oppressione e della
violenza:
R.
Gesù, ricordati di noi.
Gloria
e lode a te, o Cristo: per te l'uomo si riconcilia con Dio, riacquista la sua
dignità, si apre alla speranza.
Amen.
Pater
noster, qui es in cælis….
Sancta
Mater, istud agas,
Crucifixi
fige plagas,
cordi
meo valide.
DODICESIMA STAZIONE
Gesù in croce, la madre e il discepolo
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
In
quell'Ora, Gesù vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli
amava, disse alla madre: « Donna, ecco il tuo figlio! ». Poi disse al
discepolo: « Ecco la tua madre ». E da quel momento il discepolo la prese nella
sua casa (Gv 19, 26-27).
MEDITAZIONE
Attorno
al Crocifisso si ricompone la comunità dei credenti.
Come nell'ora
anticipatrice di Cana, nell'ora della croce, quando il Figlio dona lo Spirito
dei tempi ultimi, è presente Maria, la Madre, e Giovanni, il testimone nei
secoli dell'amore.
Dal
nuovo albero della vita, dalla sua linfa di dolore e di sangue, nasce il popolo
nuovo.
Così
aveva profetizzato Caifa:
« È
meglio che muoia un solo uomo per il popolo ».
Infatti
« Gesù doveva morire per la nazione, e non per la nazione soltanto,
ma
anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi » (Gv 11, 50-52).
E sei
tu, Madre, che in Giovanni tutti ci accogli, e tutti nel dolore ci generi, i
primi e gli ultimi, tutti.
E noi,
tuoi figli, rigenerati dal sangue e dall'acqua, come Giovanni ti accogliamo: preziosa
eredità nel cammino di fede, presenza silente, invito a sostare presso le
infinite croci dell'umanità per recare conforto, speranza di salvezza.
ORAZIONE
Per
sempre, Gesù, sul legno infame e glorioso: perché l'uomo possa sempre mangiare
dell'albero della vita e abbeverarsi alla sorgente della salvezza.
Per
sempre accanto a te la Donna: perché nella fede e nel dolore sia madre di tutti
gli uomini, dal tuo sangue e dallo Spirito generati.
Per
sempre accanto a te il Discepolo: perché la Chiesa ti renda in ogni tempo testimonianza
del suo amore forte e fedele.
Rinnova
in noi, Signore, il mistero della croce, dove tu riveli l'amore infinito del
Padre, elargisci il dono dello Spirito, unisci per sempre la Madre ai
discepoli.
Tu,
Signore Gesù,
vivi e
regni nei secoli eterni.
Amen.
Pater
noster, qui es in cælis….
Vidit
suum dulcem Natum
moriendo
desolatum
dum
emisit spiritum.
TREDICESIMA STAZIONE
Gesù muore sulla croce
Adoramus
te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia
per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Alle
tre Gesù gridò con voce forte: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
». Uno corse ad inzuppare di aceto una spugna e gli dava da bere. Ma Gesù,
dando un forte grido, spirò (Mc 15, 34. 36-37).
MEDITAZIONE
Un
duplice, forte grido nella morte di Cristo.
Il
primo:
« Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ».
Grido
misterioso, segno della sofferenza atroce, voce di speranza contro ogni
speranza, canto di vittoria sulle potenze del male.
Gesù,
il figlio fedele, schiacciato da angoscia mortale, tentato di sfiducia, proclama
dalla croce, come già tra gli ulivi, la sua adesione al progetto salvifico del
Padre.
Il
secondo:
«
Gesù, dando un forte grido, spirò ».
Grido
possente, invocazione alla vita che gli viene strappata, gemito di ora di
parto, vagito immenso della nuova creazionenata dalla morte di Cristo.
Gesù,
l'amico fedele, pur tradito rinnegato deriso, conferma, come già nell'intimità
della Cena, il suo amore per l'uomo, perché « nessuno ha un amore più grande di
questo: dare la vita per i propri amici » (Gv 15, 13).
ORAZIONE
Gesù,
nella tua
morte hai riconciliato tutte le cose, hai rappacificato gli esseri della terra
e quelli del cielo: a te la nostra riconoscenza e la nostra supplica.
R.
Kyrie, eleison.
Gesù,
il tuo
duplice grido ci conforta di fronte al dolore innocente e al gemito dell'intera
creazione.
R.
Kyrie, eleison.
Gesù,
per la
tua passione e morte perdona il nostro peccato e rinnova con il tuo Spirito la
faccia della terra
R.
Kyrie, eleison.
Gloria
e lode a te, o Cristo, principio e fine della creazione, che doni gratuitamente
acqua dalla fonte della vita.
R.
Amen.
Pater
noster, qui es in cælis…
Fac me
tecum pie flere,
Crucifixo
condolere,
donec
ego vixero.
QUATTORDICESIMA STAZIONE
Gesù è deposto nel sepolcro
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Giuseppe d'Arimatea, comprato un lenzuolo, calò il corpo di Gesù giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia (Mc 15, 46).
MEDITAZIONE
Sembra tutto finito.
Il corpo di Gesù è inghiottito nella roccia intatta
e sembra vanificata l'ultima speranza.
È silenzio.
Il cielo, come all'ora sesta, permane buio, impenetrabile.
Riti di morte apprestano le donne
per un mattino che appare senz'alba.
È silenzio di Dio.
Arduo è ricordare:
« Se il chicco di grano caduto in terra non muore,
rimane solo, se invece muore,
produce molto frutto » (Gv 12, 24).
Del silenzio di Dio
risuona la creazione originaria.
Nel silenzio più teso
la Parola si è fatta carne.
Nel silenzio del sepolcro,
l'incontro dell'Amore del Padre con la vita del Figlio
matura la nuova creazione.
Colma di speranza è ormai la Sposa del Cantico.
Come sta scritto:
« Di buon mattino andremo alle vigne;
vedremo se mette gemme la vite,
se sbocciano i fiori,
se fioriscono i melograni ... » (Ct 7, 13).
ORAZIONE
Santa Maria,
Vergine del silenzio
e di misteriosa pace:
addolorata, forte, fedele,
attendi presso il sepolcro,
dove tace la Parola
e giace il Santo di Dio.
Attendi vigile
che dal buio scaturisca la Luce,
dalla terra germogli la Vita.
Attendi l'alba del giorno senza tramonto,
l'ora del parto dell'umanità nuova.
Attendi di vedere nel Figlio risorto
il volto nuovo dell'uomo redento,
di udire il nuovo saluto di pace,
di cantare il nuovo canto di gloria.
Vergine dello Spirito,
icona della Chiesa,
implora per noi
la tua fede nella Parola,
la tua speranza nel Regno,
il tuo amore per Dio e per l'uomo.
A te, gloriosa Madre di Dio,
beata per la fede,
donna della pietà immensa,
la nostra lode perenne e grata.
Amen.
Pater noster, qui es in cælis.....
Quando corpus morietur
fac ut animae donetur
paradisi gloria. Amen.
fac ut animae donetur
paradisi gloria. Amen.
Nessun commento:
Posta un commento