giovedì 2 marzo 2017

Senso della vita - Viktor Frankl


“... Poiché non ha senso solo la vita attiva, nella quale l’uomo ha la possibilità di realizzare dei valori in modo creativo, e non ha un senso solo la vita ricettiva, cioè una vita che permette all’uomo di realizzare sperimentando la bellezza nel contatto con arte e natura. 
 
LA VITA CONSERVA TUTTO IL SUO SENSO, ANCHE QUANDO SI SVOLGE IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO, QUANDO NON OFFRE QUASI PIU' NESSUNA PROSPETTIVA DI REALIZZARE DEI VALORI, CREANDOLI O GODENDOLI, MA LASCIA SOLAMENTE UN’ULTIMA POSSIBILITÀ DI COMPORTAMENTO MORALMENTE VALIDO. 
 
La vita creativa e quella ricettiva ci sono da tempo negate. Ma non solo la vita creativa e quella ricettiva hanno un senso: se la vita ha un significato in sé, allora deve avere un significato anche la sofferenza perché la sofferenza, in qualche modo, fa parte della vita - proprio come il destino e la morte. Solo con miseria e morte, l’esistenza umana è completa.  
 
 Dal modo in cui un uomo accetta il suo ineluttabile destino e con questo destino tutta la sofferenza che gli viene inflitta, dal modo in cui un uomo prende su di sé la sofferenza come la “sua croce” sorgono infinite possibilità di attribuire un significato alla vita, anche nei momenti più difficili, fino all’ultimo atto di esistenza.
 
A seconda se uno resta coraggioso e forte, dignitoso e altruista, o se dimentica di essere un uomo nella spietata lotta per sopravvivere, e diventa in tutto e per tutto l’animale di un gregge, a seconda di ciò che accade dentro di lui, l’uomo realizza o perde i possibili valori morali che la sua dolorosa situazione e il suo duro destino gli consentono e, a seconda dei casi, l’uomo è, come afferma Dostojewski: “degno o no del suo tormento”.   
                                              
(Viktor Frankl, Uno psicologo nei lager, ed. Ares ..... preso da qui)

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