venerdì 31 marzo 2017

Conoscere Dio - don Divo Barsotti

Se Dio giustamente è il tuo fine,

non puoi dire che non lo conosci,

devi dire piuttosto

che non vuoi incontrarti con Lui.

 

Mille e mille gli idoli

che legano e trattengono l'uomo,

per mille vie si incammina

e l'uomo così si disperde.

 

Invano, senza vivere il dono

totale di sé nell'amore,

crede l'uomo di salvare la sua vita,

di conservarla per sé;

 

ma se tutto vorrà donarsi

in un amore indiviso,

allora lo conoscerà

e salvo sarà nell'Amore,

 

perché la natura dell'uomo

è di essere fuoco,

e l'Amore solo può, senza fine,

alimentarne la fiamma.
 
 

giovedì 23 marzo 2017

Il compimento dell’esistenza - Martin Buber


C’è una cosa che si può trovare in un unico luogo al mondo, è un grande tesoro, lo si può chiamare il compimento dell’esistenza.

E il luogo in cui si trova questo tesoro è il luogo in cui ci si trova.

La maggior parte di noi giunge solo in rari momenti alla piena coscienza del fatto che non abbiamo assaporato il compimento dell’esistenza, che la nostra vita non è partecipe dell’esistenza autentica, compiuta, che è vissuta per così dire ai margini dell’esistenza autentica.

Eppure non cessiamo mai di avvertire la mancanza, ci sforziamo sempre, in un modo o nell'altro, di trovare da qualche parte quello che ci manca.

Da qualche parte, in una zona qualsiasi del mondo o dello spirito, ovunque tranne che là dove siamo stati posti: ma è proprio là, e da nessun’altra parte, che si trova il tesoro.

Nell’ambiente che avverto come il mio ambiente naturale, nella situazione che mi è toccata in sorte, in quello che mi capita giorno dopo giorno, in quello che la vita quotidiana mi richiede: proprio in questo risiede il mio compito essenziale, lì si trova il compimento dell’esistenza messo alla mia portata.[…]

È sotto la stufa di casa nostra che è sepolto il nostro tesoro.

(preso da qui)

giovedì 9 marzo 2017

Vivere senza menzogna - Solženicyn

Non possiamo dimenticare
(preso da qui)

Ci sono documenti e testimonianze che sono diventati il patrimonio della umanità (sarebbe presuntuoso o ridicolo volerli elencare, ne sfuggirebbe sempre qualcuno). Credo che compito di ogni autentico educatore sia quello di mettere in contatto le giovani generazioni con tutte queste splendide dimostrazioni della grandezza del cuore dell’uomo. «A egregie cose il forte animo accendono / l’urne de’ forti…» ove le «urne de’ forti» raccolgono tutto il grande impegno del vero e del bello. Ci saranno ancora «forti animi» da accendere? Verrà il tempo «dei cuori che si infiammano»?
Noi non demordiamo, e il lavoro quotidiano nei vari campi della vita, nell’impegno educativo e nel vasto modo della rete ha questo orizzonte, questa prospettiva e questo desiderio.
Così ci è capitato di riprendere, pensando ai tanti fatti di attualità che coinvolgono i giovani di oggi, questo testo di Solženiciyn pronunciato nel lontano 1974, che gli costò l’espulsione dall’URSS. Certo, alcune osservazioni sono datate. Nel complesso però permane tutta la sua attualità.
Ve ne riproponiamo alcuni stralci, quasi un «manifesto» di un cammino degno di ogni uomo che voglia vivere «senza menzogna». E ci auguriamo che in questo tempo povero di idee e di moti di autentica umanità questo invito susciti spazi di bellezza e di responsabilità. Che queste parole possano camminare con le nostre gambe e nei nostri cuori!
Una volta non osavamo fiatare, far sentire un fruscio. Adesso scriviamo per il «Samizdat», lo leggiamo, e ritrovandoci nei fumoir degli istituti di ricerca diamo sfogo al nostro malcontento: Quante ne combinano quelli, dove ci stanno portando! L’inutile smargiassata cosmica, con lo sfasciume e la povertà che c’è nel paese; rafforzano folli regimi all’altro capo del mondo; attizzano guerre civili; hanno dissennatamente tirato su (a spese nostre) quel Mao Tse-tung, e ancora una volta manderanno noi a combatterlo, e ci toccherà andarci, cosa vuoi fare? Mettono sotto processo chi vogliono, la gente sana la fanno diventare matta - loro, sempre loro, e noi siamo impotenti.
Stiamo ormai per toccare il fondo, su tutti noi incombe la più completa rovina spirituale, sta per divampare la morte fisica che incenerirà noi e i nostri figli, e, noi continuiamo a farfugliare con un pavido sorriso:
- Come potremmo impedirlo? Non ne abbiamo la forza.


Siamo a tal punto disumanizzati, che per la modesta zuppa di oggi siamo disposti a sacrificare qualunque principio, la nostra anima, tutti gli sforzi di chi ci ha preceduto, ogni possibilità per i posteri, pur di non disturbare la nostra grama esistenza.
Non abbiamo più nessun orgoglio, nessuna fermezza, nessun ardore nel cuore. Non ci spaventa neppure la morte atomica universale, non abbiamo paura d’una terza guerra mondiale (ci sarà sempre un angolino dove nascondersi), abbiamo paura soltanto di muovere i passi del coraggio civico.
Ci basta non staccarci dal gregge, non fare un passo da soli, non rischiare di trovarci tutt’a un tratto privi del filoncino di pane bianco, dello scaldabagno, del permesso di soggiornare a Mosca.
Ce l’hanno martellato nei circoli di cultura politica e il concetto ci è entrato bene in testa, ci assicura una vita comoda per il resto dei nostri giorni: l’ambiente, le condizioni sociali, non se ne scappa, l’esistenza determina la coscienza, noi cosa c’entriamo? non possiamo far nulla.
Invece possiamo tutto! Ma mentiamo a noi stessi per tranquillizzarci.
Non è affatto colpa loro, è colpa nostra, soltanto NOSTRA!Si obietterà: ma in pratica che cosa si potrebbe escogitare? Ci hanno imbavagliati, non ci danno retta, non ci interpellano. Come costringere quelli là ad ascoltarci?
Fargli cambiare idea è impossibile.

[…] Davvero non c’è alcuna via d’uscita?
E non ci resta se non attendere inerti che qualcosa accada da sé?
Ciò che ci sta addosso non si staccherà mai da sé se continueremo tutti ogni giorno ad accettarlo, ossequiarlo, consolidarlo, se non respingeremo almeno la cosa a cui più è sensibile.
Se non respingeremo la MENZOGNA.
Quando la violenza irrompe nella pacifica vita degli uomini, il suo volto arde di tracotanza ed essa porta scritto sul suo stendardo e grida: «IO SONO LA VIOLENZA! Via, fate largo o vi schiaccio! ». Ma la violenza invecchia presto, dopo pochi anni non è più tanto sicura di sé, e per reggersi, per salvare la faccia, si allea immancabilmente con la menzogna.
Infatti la violenza non ha altro dietro cui coprirsi se non la menzogna, e la menzogna non può reggersi se non con la violenza. Non tutti i giorni né su tutte le spalle la violenza abbatte la sua pesante zampa: da noi esige solo docilità alla menzogna, quotidiana partecipazione alla menzogna: non occorre altro per essere sudditi fedeli.
Ed è proprio qui che si trova la chiave della nostra liberazione, una chiave che abbiamo trascurato e che pure è tanto semplice e accessibile: IL RIFIUTO DI PARTECIPARE PERSONALMENTE ALLA MENZOGNA.
Anche se la menzogna ricopre ogni cosa, anche se domina dappertutto, su un punto siamo inflessibili: che non domini PER OPERA MIA!
È questa la breccia nel presunto cerchio della nostra inazione: la breccia più facile da realizzare per noi, la più distruttiva per la menzogna.
Poiché se gli uomini ripudiano la menzogna, essa cessa semplicemente di esistere. Come un contagio, può esistere solo tra gli uomini.
Non siamo chiamati a scendere in piazza, non siamo maturi per proclamare a gran voce la verità, per gridare ciò che pensiamo.
Non è cosa per noi, ci fa paura.
Ma rifiutiamoci almeno di dire ciò che non pensiamo.È questa la nostra via, la più facile e accessibile, data la nostra radicata e organica codardia, una via molto più facile che non (fa spavento il nominarla) la disubbidienza civile alla Gandhi.
La nostra via è: NON SOSTENERE IN NESSUN CASO CONSAPEVOLMENTE LA MENZOGNA.
 
Avvertito il limite oltre il quale comincia la menzogna (ciascuno lo discerne a modo suo), ritrarsi da questa cancrenosa frontiera!
Non rinforzare i morti ossicini e le squame dell’Ideologia, non rappezzare i putridi cenci: e saremo stupiti nel vedere con quale rapidità la menzogna crollerà impotente e ciò che dev’essere nudo, nudo apparirà al mondo.

Ognuno di noi dunque, superando la pusillanimità, faccia la propria scelta: o rimanere servo cosciente della menzogna (certo non per inclinazione, ma per sfamare la famiglia, per educare i figli nello spirito della menzogna!), o convincersi che è venuto il momento di scuotersi, di diventare una persona onesta, degna del rispetto tanto dei figli quanto dei contemporanei.
 
E da quel momento tale persona:
  • non scriverà più né firmerà o pubblicherà in alcun modo una sola frase che a suo parere svisi la verità; 
  • non pronunzierà frasi del genere né in privato né in pubblico, né di propria iniziativa né su ispirazione altrui, né in qualità di propagandista né come insegnante o educatore o in una parte teatrale; 
  • per mezzo della pittura, della scultura, della fotografia, della tecnica, della musica, non raffigurerà, non accompagnerà, non diffonderà la più piccola idea falsa, la minima deformazione della verità di cui si renda conto; 
  • non farà né a voce né per iscritto alcuna citazione «direttiva» per compiacere, per cautelarsi, per ottenere successo nel lavoro, se non è pienamente d’accordo col pensiero citato o se questo non è esattamente calzante col suo discorso; 
  • non si lascerà costringere a partecipare a una manifestazione o a un comizio contro il proprio desiderio o la propria volontà. Non prenderà in mano, non alzerà un cartello se non è completamente d’accordo con lo slogan che vi è scritto; 
  • non alzerà la mano a favore di una mozione che non condivida sinceramente; non voterà né pubblicamente né in segreto per una persona che giudichi indegna o dubbia; 
  • non si lascerà trascinare a una riunione dove sia prevedibile che un problema venga discusso in termini obbligati o deformati; 
  • abbandonerà immediatamente qualunque seduta, riunione, lezione, spettacolo, proiezione cinematografica, non appena oda una menzogna profferita da un oratore, un’assurdità ideologica o frasi di sfacciata propaganda; 
  • non sottoscriverà né comprerà in edicola un giornale o una rivista che dia informazioni deformate o che taccia su fatti essenziali.

Non abbiamo enumerato, s’intende, tutti i casi in cui è possibile e necessario rifiutare la menzogna. Ma chi si metterà sulla strada della purificazione non stenterà a individuarne altri, con una lucidità tutta nuova.
Certo, sulle prime sarà duro.
Qualcuno si vedrà temporaneamente privato del lavoro.
Per i giovani che vorranno vivere secondo la verità, all’inizio l’esistenza si farà alquanto complicata: persino le lezioni che si apprendono a scuola sono infatti zeppe di menzogne, occorre scegliere.
Ma per chi voglia essere onesto non c’è scappatoia, neppure in questo caso: mai, neanche nelle più innocue materie tecniche, si può evitare l’uno o l’altro dei passi che si son descritti, dalla parte della verità o dalla parte della menzogna: dalla parte dell’indipendenza spirituale o dalla parte della servitù dell’anima.
 
E chi non avrà avuto neppure il coraggio di difendere la propria anima non ostenti le sue vedute d’avanguardia, non si vanti d’essere un accademico o un «artista del popolo» o un generale: si dica invece, semplicemente: sono una bestia da soma e un codardo, mi basta stare al caldo a pancia piena.
Anche questa via, che pure è la più moderata fra le vie della resistenza, sarà tutt’altro che facile per quegli esseri intorpiditi che noi siamo.
Ma quanto più facile che darsi fuoco o fare uno sciopero della fame: il tuo corpo non sarà avvolto dalle fiamme, non ti scoppieranno gli occhi per il calore, e un po’ di pane nero e d’acqua pura si troveranno sempre per la tua famiglia.
[…]
Una via non facile? La più facile, però, fra quelle possibili.
Una scelta non facile per il corpo, ma l’unica possibile per l’anima.
Una via non facile, certo, ma fra noi ci sono già delle persone, anzi decine di persone, che da anni tengono duro su tutti questi punti e vivono secondo verità.
Non si tratta dunque di avviarsi per primi su questa strada, ma di UNIRSI AD ALTRI!
Il cammino ci sembrerà tanto più agevole e breve quanto più saremo uniti e numerosi nell’intraprenderlo.
Se saremo migliaia, nessuno potrà tenerci testa.
Se saremo decine di migliaia, il nostro paese diventerà irriconoscibile!
Ma se ci facciamo vincere dalla paura, smettiamo di lamentarci che qualcuno non ci lascerebbe respirare: siamo noi stessi che non ce lo permettiamo. Pieghiamo la schiena ancora di più, aspettiamo dell’altro, e i nostri fratelli biologi faranno maturare i tempi in cui si potranno leggere i nostri pensieri e mutare i nostri geni.
Se ancora una volta saremo codardi, vorrà dire che siamo delle nullità, che per noi non c’è speranza, e che a noi si addice il disprezzo di Puskin:

A che servono alle mandrie i doni della libertà?
Il loro retaggio, di generazione in generazione
sono il giogo con i bubboli e la frusta.

Mosca, 12 febbraio 1974 [Giorno dell’arresto di Solženicyn, precedente all’espulsione dall’URSS].

venerdì 3 marzo 2017

RABIA AL BASRI, poesie - (Rābiʿa al-ʿAdawiyya)


Ti ho fatto compagno del mio cuore,
Ma il mio corpo è a disposizione di coloro che cercano la sua compagnia,
E il mio corpo è amichevole verso i suoi ospiti,
Ma l’amato del mio cuore è l’ospite della mia anima”
 

“Se ti adoro per paura dell’Inferno,
Bruciami nell’Inferno!!
Se ti adoro per desiderio del Paradiso,
Chiudimi fuori dal Paradiso
Ma se ti adoro per te stesso soltanto,
Non negarmi la tua eterna bellezza"
 

“Ho due modi di amarti:
Uno è egoista,
L’altro è degno di te.
Nel mio amore egoista io ricordo te, te soltanto.
Nell’altro amore, tu sollevi il velo
E lasci che i miei occhi festeggino alla vista del tuo viso”


“O mio Dio,
Le stelle brillano
E gli occhi degli uomini sono chiusi
I re hanno serrato i loro portoni,
Ed ogni amante è solo con il suo amore.
Eccomi, sono sola con te”


“Alla rinuncia del mondo segue la pace,
la passione per il mondo porta dolore.
Limita i tuoi desideri,
Disciplina te stesso
E non permettere ad alcuno di opprimere la tua anima”


“Le tue preghiere sono la tua luce
La tua devozione è la tua forza
Il sonno è nemico di entrambe
La tua vita è la sola opportunità
Che la vita ti possa dare
Se la ignori, se la sprechi
Ritornerai soltanto polvere”

(preso da qui)

giovedì 2 marzo 2017

Senso della vita - Viktor Frankl


“... Poiché non ha senso solo la vita attiva, nella quale l’uomo ha la possibilità di realizzare dei valori in modo creativo, e non ha un senso solo la vita ricettiva, cioè una vita che permette all’uomo di realizzare sperimentando la bellezza nel contatto con arte e natura. 
 
LA VITA CONSERVA TUTTO IL SUO SENSO, ANCHE QUANDO SI SVOLGE IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO, QUANDO NON OFFRE QUASI PIU' NESSUNA PROSPETTIVA DI REALIZZARE DEI VALORI, CREANDOLI O GODENDOLI, MA LASCIA SOLAMENTE UN’ULTIMA POSSIBILITÀ DI COMPORTAMENTO MORALMENTE VALIDO. 
 
La vita creativa e quella ricettiva ci sono da tempo negate. Ma non solo la vita creativa e quella ricettiva hanno un senso: se la vita ha un significato in sé, allora deve avere un significato anche la sofferenza perché la sofferenza, in qualche modo, fa parte della vita - proprio come il destino e la morte. Solo con miseria e morte, l’esistenza umana è completa.  
 
 Dal modo in cui un uomo accetta il suo ineluttabile destino e con questo destino tutta la sofferenza che gli viene inflitta, dal modo in cui un uomo prende su di sé la sofferenza come la “sua croce” sorgono infinite possibilità di attribuire un significato alla vita, anche nei momenti più difficili, fino all’ultimo atto di esistenza.
 
A seconda se uno resta coraggioso e forte, dignitoso e altruista, o se dimentica di essere un uomo nella spietata lotta per sopravvivere, e diventa in tutto e per tutto l’animale di un gregge, a seconda di ciò che accade dentro di lui, l’uomo realizza o perde i possibili valori morali che la sua dolorosa situazione e il suo duro destino gli consentono e, a seconda dei casi, l’uomo è, come afferma Dostojewski: “degno o no del suo tormento”.   
                                              
(Viktor Frankl, Uno psicologo nei lager, ed. Ares ..... preso da qui)