Se la quantità conduce alla qualità, allora anche la frequente, quasi incessante invocazione del Nome di Gesù Cristo, sia pur distratta all'inizio, può condurre alla concentrazione e al fervore del cuore; infatti la natura dell'uomo è in grado di assumere uno stato spirituale, se esso diventa frequente e abituale.
Per imparare a fare bene una cosa, occorre farla il più spesso possibile, ha detto uno scrittore religioso, e sant'Esichio dice che la frequenza genera l'abitudine e si trasforma in natura.
Per imparare a fare bene una cosa, occorre farla il più spesso possibile, ha detto uno scrittore religioso, e sant'Esichio dice che la frequenza genera l'abitudine e si trasforma in natura.
Uomini esperti consigliano: colui che desidera raggiungere l'orazione interiore, decida d'invocare il Nome di Dio con frequenza, quasi senza interruzione, di pronunciare cioè con le labbra la Preghiera di Gesù Cristo: "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore!", e a volte invece più brevemente: "Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me", come insegna san Gregorio il Sinaita.
Egli aggiunge che l'invocazione abbreviata è più facile per il principiante; tuttavia non esclude né l'una né l'altra formula, consigliando solamente di non cambiare spesso le parole, per abituarsi più facilmente all'invocazione.
E per stimolare maggiormente se stesso a questa continua recitazione, il discepolo deve proporsi come regola d'invocare Dio un determinato numero di volte, secondo il tempo che ha; di recitare, cioè, sui grani del rosario, sia di giorno che di notte, tante centinaia o migliaia di invocazioni, senza fretta, pronunciando le parole con chiarezza, quasi sillabando con la lingua e le labbra.
Dopo qualche tempo, la lingua e le labbra di colui che così si esercita acquistano una tale assuefazione da muoversi quasi automaticamente, sicché, senza particolare sforzo, si muoveranno ormai per conto loro e pronunceranno il Nome di Dio anche senza suono.
Successivamente, la mente comincerà a prestare sempre maggiore attenzione a questo movimento della lingua e a poco a poco si purificherà dalle distrazioni concentrandosi nell'orazione.
Alla fine, si potrà verificare quella che i Padri chiamano "la discesa della mente nel cuore", vale a dire che la mente, raccogliendosi nel cuore, lo riscalderà con l'ardore divino e il cuore stesso invocherà il Nome di Gesù Cristo liberamente, con ineffabile dolcezza, e si effonderà umilmente ed incessantemente davanti a Dio, secondo le parole: "Io dormo, ma il mio cuore veglia".
Diceva splendidamente sant'Esichio del benefico effetto della frequente invocazione del Nome di Gesù Cristo: "Come la pioggia, quanto più cade abbondante, più ammorbidisce la terra, così il santo Nome di Cristo se lo invochiamo con frequenza, gioiosamente, vivifica e allieta il calice del nostro cuore".
(estratto da "Racconti di un pellegrino russo")
(estratto da "Racconti di un pellegrino russo")