mercoledì 31 agosto 2016

La sera diventa notte


martedì 30 agosto 2016

Henri Frédéric Amiel - Frammenti di diario intimo

Le masse saranno sempre al di sotto della media.

La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci.

Sarà la punizione del suo principio astratto dell’uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi.

Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze.


Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento.

L’adorazione delle apparenze si paga.

(12 giugno 1871)

lunedì 29 agosto 2016

Simone Weil



“La fede vera si mostra non da come uno parla di Dio, ma da come parla e agisce nella vita, da lì capisco se uno ha soggiornato in Dio.
Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni


“La grandezza suprema del cristianesimo viene dal fatto che esso non cerca un rimedio sovrannaturale contro la sofferenza bensì un impiego sovrannaturale della sofferenza”

“C'è qualcos'altro che ha il potere di svegliarci alla verità. È il lavoro degli scrittori di genio. Essi ci danno, sotto forma di finzione, qualcosa di equivalente all'attuale densità del reale, quella densità che la vita ci offre ogni giorno ma che siamo incapaci di afferrare perché ci stiamo divertendo con delle bugie.”

“L’anima umana ha bisogno di partecipazione disciplinata a un compito condiviso di pubblica utilità, e ha bisogno di iniziativa personale in questa partecipazione.”

“Sfuggire al contagio della follia e della vertigine collettiva tornando a stringere per conto proprio, al di sopra dell'idolo sociale, il patto originario dello spirito con l'universo.”

“Fra gli esseri umani, si riconosce pienamente l'esistenza soltanto di coloro che amiamo.”

“Chi penserebbe a Dio se non ci fosse il male nel mondo?”

“Amare puramente significa amare nell'altro la sua fame, ma noi amiamo gli altri come nutrimento”

“Il dolore è la radice della conoscenza.”

“L'amor di Dio è puro quando la gioia e la sofferenza ispirano in egual misura gratitudine. “

“La sventura estrema che colpisce gli esseri umani non crea la miseria umana, la rivela soltanto.”

“L'attenzione è la forma più rara e più pura della generosità. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono.”

“L'attenzione assolutamente pura è preghiera”

 “Non dobbiamo acquistare l'umiltà. L'umiltà è in noi. Soltanto, ci umiliamo dinanzi a falsi dèi“

“Gli amanti e gli amici desiderano due cose: di amarsi al punto di entrare l'uno nell'altro e diventare un solo essere e di amarsi al punto che la loro unione non ne soffra, quand'anche fossero divisi dalla metà del globo terrestre. Tutto ciò che l'uomo desidera invano quaggiù, è perfetto e reale in Dio. Tutti i nostri desideri impossibili sono il segno del nostro destino e diventano buoni per noi proprio nel momento in cui non speriamo più di realizzarli “

“Iddio pena, attraverso lo spessore infinito del tempo e della specie, per raggiungere l'anima e sedurla. Se essa si lascia strappare, anche solo per un attimo, un consenso puro e intero, allora Iddio la conquista. E quando sia divenuta cosa interamente sua, l'abbandona. La lascia totalmente sola. Ed essa a sua volta, ma a tentoni, deve attraversare lo spessore infinito del tempo e dello spazio alla ricerca di colui ch'essa ama. Così l'anima rifà in senso inverso il viaggio che Iddio ha fatto verso di lei. E ciò è la croce.”

“Due forze regnano sull'universo: luce e pesantezza.”

“Non giudicare. Tutte le colpe sono eguali. C'è una colpa sola: non aver la capacità di nutrirsi di luce. Perché, abolita questa capacità, tutte le colpe sono possibili”

“Gli uomini ci debbono quel che noi immaginiamo ci daranno. Rimetter loro questo debito. Accettare che essi siano diversi dalle creature della nostra immaginazione, vuol dire imitare la rinuncia di Dio. Anch'io sono altra da quella che m'immagino essere. Saperlo è il perdono”

 “In modo generale, non desiderare la sparizione di nessuna delle proprie miserie, bensì la grazia che le trasfiguri. “

“Bisognerebbe trasformare in oggetto di desiderio ogni avvenimento compiuto. È una cosa ben diversa dalla rassegnazione. Persino la parola accettazione è troppo debole. Si deve desiderare che tutto ciò che è avvenuto sia avvenuto, e null'altro. Non perché ciò che è avvenuto è un bene a nostro modo di vedere, ma perché Dio lo ha permesso e perché l'obbedienza degli eventi a Dio è in sé un bene assoluto”

"Attendere e obbedire. Attendere implica tutta la tensione del desiderio, ma senza appagamento, una tensione accettata in perpetuo"

domenica 28 agosto 2016

Gregorio di Narek

Non è tanto dal legame
della speranza
quanto per i legami dell'amore
che io sono attratto.
 
Non è dei doni,
ma del Donatore
che ho sempre
la nostalgia.
Non è la gloria
a cui aspiro,
ma è il Glorificato
che voglio abbracciare.
 
Non è per il desiderio della vita,
ma per il ricordo
di colui che dà la vita
che costantemente mi consumo.
 
Non è dietro la passione
dei godimenti
che sospiro,
ma è per il desiderio
di colui che li prepara,
che dal più profondo
del mio cuore
scoppio in singhiozzi.
Non è il riposo ciò che cerco,
ma è il volto
di colui che dona riposo,
che io domando supplicando.
 
Non è per il banchetto nuziale
ma per il desiderio dello Sposo che languisco.
 

sabato 27 agosto 2016

Maria a Josefa Menendez

Il 15 agosto 1923, a sera, la Madonna si manifestò a Josefa Menendez in tutta la sua bellezza. Nel giorno sacro al miste­ro della sua Assunzione, la Madre Cele­ste volle rallegrare la sua diletta devota. Estasiata davanti alla bellezza della Madonna, Josefa esclamò: Madre mia, com'è bello questo giorno! Tutto il mon­do esulta a ricordare il vostro ingresso in Cielo!
- Sì, rispose Maria, proprio in questo giorno la gioia piena e perfetta è comin­ciata per me, poiché durante la mia vita l'anima mia fu trafitta da una spada.
- Ma soffriste sempre in vita? La pre­senza del Bambino Gesù, così piccolo e bello, non era per Voi una immensa con­solazione?
- Figlia mia, ascolta! Sin dalla mia infanzia ebbi conoscenza delle cose di­vine; così che quando l'Arcangelo mi an­nunziò il mistero dell'Incarnazione e mi vidi scelta per Madre del Salvatore degli uomini, il mio cuore fu sommerso in un torrente di amarezza, perché sapevo tutto quello che il tenero e Divino Bambino do­veva soffrire; e la profezia del vecchio Simeone non fece che confermare le mie angosce materne.
Tu puoi quindi figurarti quali doveva­no essere i sentimenti nel contemplare le attrattive del mio Figlio, il suo corpo, che sapevo doveva essere un giorno così crudelmente maltrattato.
Io baciavo quelle mani e mi sembrava che le mie labbra s'impregnassero già di sangue. Baciavo i suoi piedi e li con­templavo già confitti alla Croce. E quan­do Egli fece i primi passi e mi corse incontro con le braccia aperte, non potei trattenere le lacrime al pensiero di quelle braccia stese sulla Croce.
Quando giunse all'adolescenza, apparve in Lui un tale assieme di grazia affasci­nante che non lo si poteva contemplare senza restarne rapiti! Solo il mio cuore di Madre si stringeva al pensiero dei tor­menti, di cui in anticipo provavo la riper­cussione.
Dopo la lontananza dei tre anni della vita apostolica, le ore della sua Passione e Morte furono per me il più terribile dei martiri.
Quando il terzo giorno lo vidi risusci­tato e glorioso, certo la prova cambiò aspetto, poiché Egli non poteva più sof­frire. Ma quanto dolorosa doveva essere la separazione da Lui! Che lungo esilo per me quando Gesù salì al Cielo! Come sospiravo l'istante della eterna unione!
Sull'entrare del mio sessantatreesimo anno, l'anima mia passò come un lampo dalla terra al Cielo. Dopo tre giorni gli Angeli raccolsero la mia salma e la tra­sportarono in trionfo di giubilo per riunir­la all'anima. Quale ammirazione, quale a­dorazione e dolcezza, quando i miei occhi videro per la prima volta nella sua gloria e nella sua maestà il mio Figlio e mio Dio, in mezzo alle schiere angeliche!
Che dire poi, figlia mia, dello stupore che m'invase alla vista della mia estrema bassezza, che veniva coronata da tanti doni e circondata da tante acclamazio­ni?... Non più tristezza ormai, non più ombra alcuna! Tutto è dolcezza, gloria, amore! -
A questo punto la Madonna tacque un istante, immersa nel magnifico ricordo del suo ingresso in Cielo; poi continuò:
- Tutto passa, figlia mia, e la beati­tudine non ha fine. Soffri ed ama! ... Coraggio! ... L'inverno della vita è bre­ve e la primavera sarà eterna! - Ciò detto, la Madonna sparì.
Ecco come la Vergine Celeste premia e consola certe anime che sanno onorarla e come gode che sia ricordato il giorno del suo ingresso in Paradiso!

 

[Brano tratto da "Vera devozione a Maria", di Don Giuseppe Tomaselli, Imprimatur Can. Carciotto Vic. Gen., Catania 13 maggio 1952].

venerdì 26 agosto 2016

La Verna - Assisi, la Via di Francesco.

Eravamo in 4, abbiamo percorso la Via di S. Francesco, da La Verna ad Assisi.
Dalle 9 del 13 agosto alle 14 del 20 agosto.
8 tappe, 8 giorni.
Camminando.
Zaino in spalla, cappello in testa, salomon ai piedi.
219 km di bellezza, fatica, sudore, caldo, scazzi, risate, silenzio, incontri, pensieri, piedi dolenti, parole, birra.

Non pensavo fosse un'esperienza così forte.

Porto, oggi, nel cuore, l'esperienza dell'altro.
La necessità dell'altro.
L'importanza dell'altro.
La bellezza dell'altro.
La necessità di comprendere l'altro.
Lo sforzo di diventare altro.

Mai senza l'altro. Altro?

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Non so cosa dirvi, davvero.
Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale.
Tutto si decide oggi.
Ora noi, o risorgiamo come squadra, o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l'altro, sino alla disfatta. Siamo all'inferno adesso, signori miei. Credetemi.
E... possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi oppure aprirci la strada lottando verso la luce.
Possiamo scalare le pareti dell'inferno un centimetro alla volta.

Io però non posso farlo per voi, sono troppo vecchio.
Mi guardo intorno vedo i vostri giovani volti e penso... certo che... ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare. Sì perché io ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no. Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene e da qualche anno mi dà anche fastidio la faccia che vedo nello specchio.
Sapete col tempo, con l'età tante cose ci vengono tolte ma questo fa... fa parte della vita.
Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri. E così è il football.
Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine d'errore è ridottissimo. Capitelo...
Mezzo passo fatto un po' in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate. Mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono sono dappertutto, sono intorno a noi, ci sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo.
In questa squadra si combatte per un centimetro. In questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi, per un centimetro. Ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro.
Perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri, il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza tra vivere e morire.
E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro.
E io so che se potrò avere un'esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì. In questo consiste, e in quei 10 centimetri davanti alla faccia.

Ma io non posso obbligarvi a lottare! Dovrete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi. Io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi. Che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui.
Questo è essere una squadra, signori miei!
Perciò... o noi risorgiamo adesso, come collettivo, o saremo annientati individualmente.
È il football ragazzi! È tutto quì.
Allora, che cosa volete fare?


(Testo tratto dal film: Ogni Maledetta Domenica, di O.Stone)


giovedì 25 agosto 2016

S. Francesco ed il Sultano

Il Sultano d’Egitto sottopose a Francesco D’Assisi un’altra questione:

“II vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuol togliervi la tonaca, dunque voi cristiani non dovreste imbracciare armi e combattere i vostri nemici”.

Rispose San Francesco:

mercoledì 24 agosto 2016

San Pietro d'Alcantara

RICHIESTA SPECIALE DELL’AMORE DI DIO
 
......
Sopra tutte queste virtù, concedimi, Signore, la grazia di amarti con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima, con tutte le mie forze, con tutto me stesso, così come tu lo comandi.
O tutta la mia speranza, tutta la mia gloria, tutto il mio rifugio e gioia. O il più amato degli amati, o Sposo fiorente, Sposo soave, Sposo tenero. O dolcezza del mio cuore; o vita dell’anima mia e gioioso sollievo del mio spirito! O bello e luminoso giorno dell’eternità, luce serena del mio intimo e florido paradiso del mio cuore!
O mia amabile origine e mia somma sufficienza

Prepara, Dio mio, prepara, Signore, una gradevole dimora per te in me, perché, secondo la promessa della tua santa parola, tu venga in me e riposi in me. Mortifica in me tutto ciò che dispiace ai tuoi occhi e fammi uomo secondo il tuo cuore. Ferisci, Signore, il più intimo dell’anima mia  con le frecce del tuo amore ed inebriala con il vino della tua perfetta carità.

Oh, quando sarà questo? Quando ti piacerò in tutte le cose? Quando sarà morto tutto quello che in me è contrario a te? Quando sarò del tutto tuo? Quando smetterò di essere mio? Quando nulla all’infuori di te vivrà in me? Quando ti amerò ardentissimamente? Quando mi brucerà del tutto la fiamma del tuo amore? Quando sarò del tutto innamorato e trafitto dalla tua efficacissima soavità? Quando aprirai a questo povero mendico e gli scoprirai il tuo bellissimo regno, che sta dentro di me, che sei tu con tutte le tue ricchezze? Quando mi rapirai, sommergerai, trasporterai e nasconderai in te dove mai più io mi ritrovi? Quando, superati tutti gli impedimenti ed ostacoli, mi renderai un solo spirito con te, perché mai più mi possa allontanare da te?

O amato, amato, amato dell’anima mia. O dolcezza, dolcezza del mio cuore Ascoltami, Signore, non per i miei meriti, ma per la tua infinita bontà! Insegnami, illuminami, indirizzami ed aiutami in tutte le cose, affinché non si faccia nè dica alcuna cosa che non sia gradita ai tuoi occhi.

O Dio mio, amato mio, o cuore mio, bene dell’anima mia. O amore mio dolce! O godimento mio grande. O forza mia. O vita mia, aiutami; luce mia, guidami!
O Dio del mio cuore. Perché non ti dai al povero? Riempi i cieli e la terra e lasci vuoto il mio cuore? Se vesti i gigli del campo, curi con amore gli uccellini e nutri i vermi, perché ti dimentichi di me, che tutti dimentico per te? “Tardi ti conobbi, bontà infinita! Tardi ti amai, bellezza tanto antica e tanto nuova! Misero il tempo che non ti amai, misero me, perché non ti ho conosciuto! Cieco me, che non ti vedevo! Eri dentro di me ed io ti cercavo fuori! Benché ti abbia trovato tardi, non permettere, Signore, per la tua divina clemenza, che giammai ti lasci”.

Poiché una delle cose che ti piacciono di più e più toccano il tuo cuore è avere occhi per saperti guardare, dammi, Signore, questi occhi con cui guardarti: cioè, occhi semplici di colomba, occhi casti e timidi, occhi umili e amorosi, occhi devoti e lacrimosi, occhi attenti e discreti per capire la tua volontà e compierla, affinché, guardandoti con questi occhi, sia da te guardato con quegli occhi con cui guardasti San Pietro, quando gli facesti piangere il suo peccato; con quegli occhi con cui guardasti il figlio prodigo, quando gli andasti incontro e gli desti il bacio della pace; con quegli occhi con cui guardasti il pubblicano, quando egli non osava alzare lo sguardo al cielo; con quegli occhi con cui hai guardato la Maddalena, mentre ella lavava i tuoi piedi con le lacrime dei suoi; finalmente, con quegli occhi con i quali guardasti la Sposa del Cantico dei Cantici, quando le hai detto:
“Sei bella, amica mia, sei bella; i tuoi occhi sono di colomba”, affinché, compiacendoti degli occhi e della bellezza dell’anima mia, le dia quegli ornamenti di virtù e di grazie con cui ti compare sempre bella.

O altissima, clementissima, benignissima Trinità, Padre, Figlio, Spirito Santo, un solo vero Dio, insegnami, addrizzami, aiutami in tutto, Signore. O Padre onnipotente, per la grandezza del tuo infinito potere, stabilisci e conferma la mia memoria in te e riempila di santi e devoti pensieri. O Figlio santissimo, per la tua eterna sapienza illumina il mio intelletto e adornalo con la conoscenza della somma verità e della mia estrema nullità. O Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio, per la tua incomprensibile bontà, trasferisci in me tutta la tua volontà ed incendiala con un così grande fuoco d’amore che nessuna acqua  possa spegnerla. O santissima Trinità, unico Dio mio e tutto il mio bene. Oh, se ti potessi  lodare ed amare come ti lodano ed amano tutti gli angeli! Oh, se avessi l’amore di tutte le creature, quanto volentieri te lo darei e trasferirei in te, sebbene neanche questo sarebbe sufficiente per amarti come tu meriti. Tu solo ti puoi degnamente amare e degnamente lodare, perché come tu solo comprendi la tua incomprensibile bontà  così tu solo la puoi amare quanto merita, in modo che solo in codesto divinissimo cuore si trova un amore adeguato a te.

O Maria, Maria, Maria, Vergine santissima, madre di Dio, regina del cielo, Signora del mondo, tabernacolo dello Spirito Santo, giglio di purezza, rosa di pazienza, paradiso di delizie, specchio di castitá, modello d’innocenza! Prega per questo povero esule e pellegrino e condividi con lui un poco della tua abbondantissima carità!

O voi beati santi e sante o voi spiriti beati, che così ardete nell’amore del vostro creatore e specialmente voi serafini, che infiammate il cielo e la terra con il vostro amore, non abbandonate questo povero e misero cuore, ma purificatelo come le labbra di Isaia[10] da tutti i suoi peccati ed accendetelo con la fiamma di codesto vostro ardentissimo amore, perché solo questo Signore ami, solo Lui cerchi, solo in Lui riposi e dimori nei secoli dei secoli.

Amen.

martedì 23 agosto 2016

Didachè


I.

1. Due sono le vie, una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie.

2. Ora questa è la via della vita: innanzi tutto amerai Dio che ti ha creato, poi il tuo prossimo come te stesso; e tutto quello che non vorresti fosse fatto a te, anche tu non farlo agli altri.

3. Ecco pertanto l'insegnamento che deriva da queste parole: benedite coloro che vi maledicono e pregate per i vostri nemici; digiunate per quelli che vi perseguitano; perché qual merito avete se amate quelli che vi amano? Forse che gli stessi gentili non fanno altrettanto? Voi invece amate quelli che vi odiano e non avrete nemici.

4. Astieniti dai desideri della carne. Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra e sarai perfetto; se uno ti costringe ad accompagnarlo per un miglio, tu prosegui con lui per due. Se uno porta via il tuo mantello, dagli anche la tunica. Se uno ti prende ciò che è tuo, non ridomandarlo, perché non ne hai la facoltà.

5. A chiunque ti chiede, da' senza pretendere la restituzione, perché il Padre vuole che tutti siano fatti partecipi dei suoi doni. Beato colui che dà secondo il comandamento, perché è irreprensibile. Stia in guardia colui che riceve, perché se uno riceve per bisogno sarà senza colpa, ma se non ha bisogno dovrà rendere conto del motivo e dello scopo per cui ha ricevuto. Trattenuto in carcere, dovrà rispondere delle proprie azioni e non sarà liberato di lì fino a quando non avrà restituito fino all'ultimo centesimo.

6. E a questo riguardo è pure stato

Gesù a Santa Caterina da Siena



«Sai, figliola, chi sei tu e chi sono io? Se saprai queste due cose, sarai beata. Tu sei quella che non è; io, invece, Colui che sono. Se avrai nell'anima tua tale cognizione, il nemico non potrà ingannarti e sfuggirai da tutte le sue insidie; non acconsentirai mai ad alcuna cosa contraria ai miei comandamenti, e acquisterai senza difficoltà ogni grazia, ogni verità e ogni lume».

«Tu sei, disse il Signore, quella che non sei».

«Conosci, o figliola, il tuo Creatore».

«Figliuola, pensa a me: se lo farai, io penserò subito a te».

.....Fatti capacità, mi farò torrente.....