mercoledì 13 giugno 2012

Una preghiera che è una favola


Signore,
Ci sono uomini che hanno la fortuna di sentirti spesso parlare
E di vederti intervenire a proposito di tutto e di niente
Ti descrivono come ciarliero
Ti descrivono come uno che agisce provvidenzialmente dappertutto.
Ti considerano come la “divina provvidenza” che tappa ogni nostro buco.
E che farà miracoli là dove noi abbiamo incrociato le braccia;
che porterà la pace dove noi abbiamo venduto i nostri cannoni
e darà il pane che noi non abbiamo donato.

Io però ti trovo piuttosto discreto e questo mi rassicura, Signore.
Non sopporto le madri-chiocce e i padri inquieti
che covano e soffocano i figli, volendo proteggerli.
Ancor meno gradirei sentirmi una marionetta,
della quale tiri i fili, nell’ombra, in segreto.
Una sottomissione da schiavo, da esecutore cieco,
sarebbe indegna di te e indegna di me.
Adoro la tua onnipotenza come potenza d’amore.
E credo che quest’amore non aliena l’uomo, ma lo costruisce e lo libera.
Grazie, Signore, d’avermi creato e chiamato a diventare un figlio
che collabora, liberamente, al tuo disegno di bontà.
Nella novità di ogni mattina e nella sosta di ogni sera,
amo il nostro silenzioso appuntamento,
quello della nostra amorosa collaborazione, della nostra rispettosa complicità.
Mattino e sera tu mi precedi, tu sei sempre il primo,
tu visiti il giardino interiore del mio cuore, brezza leggera, chiarore fuggitivo.
In ginocchio o seduto sulla riva del tempo che passa,
aspetto tutto da te, aspetti tutto da me.
Così, avvolto dalla tua invisibile presenza,.
Mi lascio amare e plasmare a misura del tuo amore.
Come è bello, Signore, essere qui, tutti e due,
per riposarci e lavorare insieme.
Perché nulla è più gratuito e insieme più attivo dell’amore.
Che momento meraviglioso! Che segreta grande attività!
Forse è la più grande di tutta la mia giornata!
So che tu lavori incessantemente, ma non vuoi far niente senza di me.
E apprezzo molto, Signore, questa delicatezza.
Voglio lasciarti essere Dio, fare il tuo mestiere di Dio,
così che io possa essere un uomo e fare il mio mestiere di uomo.
Che io possa dire sì alla tua parola, alla tua vita,
ai tuoi doni e al tuo Spirito.
Che io possa dire sì alla tua azione in me e, attraverso me, alla tua azione nel mondo.

Chi agisce Signore, tu o io? Il tuo amore o la mia libertà?
Tutti e due, figlio mio!
Perché il luogo nel quale più amo creare, rivelarmi e lavorare,
è il santuario del tuo cuore e della tua coscienza vigile.
La storia degli uomini la faremo insieme.
E’ il bel rischio del mio amore, è il bel rischio della tua libertà”


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