lunedì 12 giugno 2017

La giustizia e la misericordia

 
Sono i peccati degli uomini che hanno appeso Gesù Cristo alla croce. I giudei non son stati che strumenti della giustizia divina. Gesù Cristo si era addossati i peccati del mondo, e Dio, dimenticando, per così dire, che era il suo Figlio prediletto, riversò su Lui tutti i rigori della Sua  
giustizia, e lo diede alla morte.
Egli è stato colpito, dice il profeta, dalla mano di Dio a causa dei nostri peccati.
Se Gesù Cristo, per espiare dei peccati che non aveva commesso, non ha trovato in suo Padre alcuna clemenza, che sarà dei peccatori stessi, quando una morte impenitente li farà cadere nelle mani di Dio? Se, come ha detto il Salvatore, il più grande rigore è stato esercitato sull'albero ferace e sul legno verde, che farà egli del legno secco e dell'albero sterile e infruttuoso?
 
 
Il più piccolo sentimento di dolore, la più piccola umiliazione erano nel Figlio di Dio di un merito infinito. Eppure Egli ha voluto, per espiare i nostri peccati, passare per ogni genere di dolore e di obbrobri, reputando necessario di assorbire fino in fondo il calice della collera divina.
E come potrà una meschina creatura, colpevole davanti a Dio, trovare dei dolori e dei tormenti infiniti, e delle forze per sopportarli, per soddisfare l'infinita gravità delle sue colpe?
 
 
Poiché le soddisfazioni di una creatura colpevole verso Dio, sono limitate e senza proporzioni con la infinita sua grandezza, la giustizia divina ne prenderà vendetta infinita nell'eternità senza fine.
Avverrà di questa terribile giustizia, come della misericordia divina: questa è infinita, perché dataci dai meriti infiniti del Figlio di Dio, nostro Salvatore; quella sarà infinita, perché i suoi rigori non avranno termine. È dunque una cosa terribile e spaventosa cadere nelle mani del Dio vivente.
 
 
Il Calvario è come un teatro dove risplendono l'infinita giustizia e l'infinita misericordia di Dio. Vi troviamo la giustizia infinita di Dio, nella terribile vendetta che egli prende sul proprio Figlio. Vi troviamo la Sua infinita misericordia nell'accettazione del sacrificio della Sua vita, per l'espiazione dei nostri peccati. Senza purificazione dell'anima nel sangue prezioso del Salvatore, noi non potremmo essere oggetto della misericordia, ma bensì diverremo oggetto della giustizia, i cui rigori saranno infiniti in sé e nella loro durata.
 
 
Padre Jean Nicolas Grou s. j. (1731-1803)
 
(preso qui)

martedì 6 giugno 2017

S. Antonio Abate, primi consigli (Filocalia)


L'uomo saggio ha una sola preoccupazione: obbedire con tutto il cuore a Dio Onnipotente ed esserGli oggetto di benevolenza.
La unica e sola cosa che insegna all'anima sua è il modo di compiere ciò che piace a Dio, ringraziando la Provvidenza misericordiosa per qualunque vicenda della sua esistenza.
Siamo grati al medico anche per il medicamento doloroso; di fronte al patire dobbiamo esser grati a Dio; qualunque cosa ci accada è per il nostro bene.
Questa conoscenza, che viene dalla fede, dona salvezza e pace all'anima.
 
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Il dominio di sé, la mitezza, la castità, la solidità di carattere, la pazienza insieme alle altre virtù sono le armi date da Dio per resistere alle prove ed aiutarci nel combattimento spirituale.
Addestrandoci in esse e mantenendoci pronti alla pugna, nessun contrasto, per quanto aspro, grave, devastatore e intollerabile ci apparirà invincibile.
Chi non possiede saggezza, mai pensa che ogni vicissitudine è per condurci al bene.
La prova manifesta le nostre virtù e ci rende degni di essere coronati da Dio.
 
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Non parlare con chiunque della religiosità e della vita conforme a verità. Non dico ciò per gelosia, ma perché agli occhi dello stolto appariresti ridicolo.
 
Esiste concordanza tra le cose simili, pochi sono quelli che possono ascoltare tali
cose, forse è più giusto dire che sono rari.
 
Meglio è non parlare, Dio non domanda che si parli per giungere alla salvezza.